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Parte raccolta firme per referendum contro l'Autonomia differenziata, opposizione in campo: i primi sondaggi

Le opposizioni unite in campo per la raccolta firme per il referendum contro l'autonomia differenziata. Cosa dicono i primi sondaggi

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Marco Vitaloni

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto di politica e con una passione per tecnologia e innovazione, scrive quotidianamente di cronaca e attualità. Marchigiano, studi in Comunicazione, collabora con diverse realtà editoriali locali e nazionali.

È partita in tutta Italia la raccolta firme per indire il referendum contro l’Autonomia differenziata, già richiesto anche da cinque regioni. Un’iniziativa che vede la mobilitazione di tutti i partiti di opposizione, da quelli più a sinistra a quelli dell’ex Terzo Polo, con i rispettivi leader, tutti in campo contro la legge definita “spacca-Italia”. Intanto arrivano i primi sondaggi sul tema e sull’eventuale referendum.

Referendum contro l’Autonomia differenziata, parte la raccolta firme

Il mese scorso la maggioranza di centrodestra ha approvato la riforma dell’autonomia differenziata che stabilisce le modalità attraverso le quali le regioni potranno chiedere maggiore autonomia nella gestione di numerose materie.

Contro la riforma si sono già mosse cinque regioni amministrate dal centrosinistra (Campania, Sardegna, Toscana, Puglia ed Emilia-Romagna), che hanno avviato l’iter per chiedere il referendum abrogativo.

Anche diverse regioni guidate dal centrodestra hanno contestato o espresso critiche contro la legge, a partire da Calabria e Basilicata ma anche Sicilia e Molise.

I partiti di opposizione in campo

Contro l’Autonomia differenziata è partita anche la mobilitazione dei partiti dell’opposizione al governo Meloni, tutti uniti nella volontà di contrastare la riforma. I leader dei vari partiti sono scesi in campo nelle piazze italiane per sostenere la raccolta firme per il referendum.

“L’Autonomia differenziata fatta dal governo Meloni spacca in due il Paese, aumenta le disuguaglianze che Sud e aree interne hanno già pagato troppo, ma è una riforma insensata anche per il Nord”, ha detto da Perugia la segretaria del Pd Elly Schlein.

“Autonomia differenziata vuol dire limitare l’accesso alla salute, alla sanità pubblica, al trasporto pubblico locale, alla scuola pubblica, alle cittadine e ai cittadini a seconda di dove nascono. Non accettiamo – ha aggiunto – che ci siano cittadine e cittadini di serie A e di serie B”.

“L’Italia non si spacca. Dobbiamo fermare questa riforma che opera una secessione voluta dal governo Meloni”, ha dichiarato il leader del M5S, Giuseppe Conte, a Civitavecchia.

A Roma i leader di Alleanza Verdi e Sinistra, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. “Comincia la raccolta firme per il referendum sullo spacca Italia di Calderoli, una controriforma che non danneggerà soltanto il Sud aumentando in modo indecente le diseguaglianze”, ha detto Fratoianni. “Questo provvedimento del governo della destra danneggerà tutto il Paese e il suo sistema produttivo: 20 piccoli staterelli totalmente impreparati a gestire le grandi sfide del mondo che abbiamo di fronte”.

“Noi vogliamo difendere la sanità pubblica, l’istruzione, vogliamo impedire che ci siano differenze economiche e sociali tra nord e Sud. Tra venti Regioni non può essere divisa la politica energetica, sarebbe un danno alla nostra economia e al nostro sistema produttivo”, ha aggiunto Bonelli.

“Siamo con le altre opposizioni per impedire a una legge sbagliata di creare danni nel nostro paese”, ha dichiarato Riccardo Magi di +Europa.

Per Italia Viva c’è Maria Elena Boschi: “Questa autonomia crea ingiustizie, smantella la sanita pubblica e l’istruzione e soprattutto complica la vita a cittadini e imprese con un incremento della burocrazia, frenando lo sviluppo e creando un Paese più ingiusto“.

I primi sondaggi

Intanto arrivano i primi sondaggi sull’eventuale referendum contro l’autonomia differenziata, incentrati sulla partecipazione al voto e sulla possibilità che si raggiunga il quorum dei votanti, necessario per rendere la consultazione valida.

Secondo un sondaggio realizzato dall’Istituto demoscopico Noto per Repubblica, al momento è intenzionato ad andare a votare il 55% degli italiani, un dato che renderebbe valido il risultato del referendum.

La propensione ad andare a votare coinvolge maggiormente gli elettori di centrosinistra, dal 95% di Avs al 68% del Pd, mentre tra i partiti di governo si va dal 68% di Forza Italia al 44% di Fratelli d’Italia. La partecipazione varia da Nord a Sud, con il 68% dei cittadini delle regioni meridionali pronto ad andare a votare.

Diversa invece l’analisi di Nando Pagnoncelli di Ipsos sul Corriere della Sera, secondo cui “solo un terzo sembra essere deciso a partecipare all’eventuale consultazione, mentre il 26% non lo esclude ma è incerto”.

Secondo Pagnoncelli non si sono grosse differenze a livello territoriale; inoltre tra chi ha manifestato l’intenzione di andare a votare è in netta maggioranza (58%) chi voterebbe per l’abrogazione della legge.

Fonte foto: ANSA

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