Omicidio Mollicone, l'accusa del pm: "Serena uccisa da Marco Mottola". Le analisi sull'arma del delitto
Nella requisitoria il pubblico ministero accusa i tre imputati della famiglia Mottola e ricostruisce il delitto
“L’autore dell’omicidio di Serena Mollicone è Marco Mottola”: è quanto sostenuto in aula dal pm di Cassino, Beatrice Siravo, nel corso della requisitoria nel processo per la morte di Serena Mollicone, morta nel 2001 nella caserma dei carabinieri di Arce, nel Frusinate. Lo riporta il Corriere della Sera.
Il processo
Al termine di un dibattimento durato 46 udienze, i pubblici ministeri hanno formulato l’accusa di fronte corte d’Assise di Cassino.
Marco Mottola è uno tre imputati del processo, accusati di omicidio volontario e occultamento del cadavere assieme al padre, Franco, ex comandante della caserma e alla moglie Anna Maria. Gli altri due imputati sono il luogotenente Vincenzo Quatrale e l’appuntato dei carabinieri, Francesco Suprano.
In aula il pm Beatrice Siravo ha ripercorso quel giorno dell’1 giugno di 21 anni fa nel quale la 18enne ha perso la vita: “Serena – è la ricostruzione della procura – dopo il dentista a Sora salì nella Y10 bianca di Marco Mottola per un passaggio, si fermò al bar dove fu vista litigare con lui e poi in piazza ad Arce. Si presentò quindi in caserma per riprendere i libri che aveva lasciato sulla vettura e qui fu aggredita”.
Secondo l’accusa il movente dell’omicidio sarebbe proprio in quel litigio “anche se non ne conosciamo il contenuto, ma sicuramente non quello sentimentale, dato che Serena era fidanzata e che con Marco non c’era nulla”.
L’arma del delitto
“Il cuore del processo è quale sia l’arma del delitto” ha esordito nella sua requisitoria il pm Beatrice Siravo, riferendosi alla porta contro la quale sarebbe stata fatta sbattere la testa della ragazza.
“Quando abbiamo riaperto le indagini con l’ipotesi dell’omicidio avvenuto in caserma e con la perizia sulla porta avevamo poche speranze su un risveglio delle coscienze – ha detto. L’unica che potesse dirci chi ha ucciso Serena era Serena stessa ma noi siamo arrivati ad avere una prova scientifica solidissima”.
“Analisi scientifiche scrupolosissime – le definisce il pm – che hanno portato a escludere ogni ipotesi alternativa” avanzata dai legali degli imputati secondo i quali quei segni sono dovuti a un non meglio precisato pugno di Marco o Franco Mottola nel corso di una lite familiare.
“L’ulteriore prova dell’aggressione avvenuta contro la porta è stata data dal calco del pugno in 3D realizzato con le mani appartenenti agli imputati Marco Mottola e Franco Mottola. Nessuno dei due calchi è compatibile con il foro presente sulla superficie della porta” ha specificato il pm.
I depistaggi
Il pubblico ministero dedica parte della requisitoria anche ai depistaggi che il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola avrebbe messo in atto per proteggere il figlio. “Quella di Franco Mottola è una anomalia su scala mondiale, il primo caso di un assassino che indaga su se stesso, avendo ampia mano per depistare le indagini” dice in aula il pm Beatrice Siravo.
Il maresciallo Mottola avrebbe chiesto il trasferimento prima di essere trasferito d’ufficio proprio a causa dei dei depistaggi.
Il rapporto stilato sul suo operato, letto in aula dal pm, parla di “inconsistente apporto informativo alle indagini”, accertamenti “piuttosto lacunosi”, per i quali “la ammissione di superficialità è una spiegazione insoddisfacente”.