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CRONACA NERA

Omicidio in carcere a Opera vicino Milano, Domenico Massari strangola il compagno di cella Antonio Magrini

La lite fra i due compagni di cella sarebbe scoppiata per futili motivi. Prima Massari avrebbe colpito alla testa Magrini, poi l'avrebbe strangolato

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Mauro Di Gregorio

GIORNALISTA

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Approdato a QuiFinanza e Virgilio Notizie dopo varie esperienze giornalistiche fra Palermo e Milano. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

La lite fra due compagni di cella nel carcere di Opera, alle porte di Milano, è degenerata ed è sfociata in un omicidio. Il 59enne Domenico Massari avrebbe colpito alla testa il 68enne Antonio Magrini per poi strangolarlo con la cintura dell’accappatoio.

Omicidio nel carcere di Opera

Il carcere di Opera, a Sud di Milano, è lo stesso dal quale sono transitati i capi di Cosa Nostra Totò Riina e Bernardo Provenzano.

Massari è dietro le sbarre dopo essere stato condannato all’ergastolo per l’omicidio dell’ex moglie, Deborah Ballesio, uccisa con sette colpi di pistola quattro anni fa in un ristorante di Savona mentre cantava al karaoke.

L’ingresso del carcere di Opera.

Magrini invece era in carcere per reati di droga. La lite tra i due sarebbe stata scatenata da una discussione per futili motivi forse relativi alla condivisione degli spazi comuni. Il fatto è avvenuto attorno alle 22:30 di venerdì 19 aprile, quindi un paio d’ore dopo la chiusura delle celle.

Sia la vittima che il presunto assassino sono di origine barese. I due non avrebbero mai dato segni di tensione, né ricevuto richiami disciplinari.

La denuncia del sindacato di Polizia penitenziaria

A rendere noti i fatti è stato Calogero Lo Presti, coordinatore regionale per la Fp Cgil Polizia penitenziaria della Lombardia.

“Ogni giorno gli agenti devono confrontarsi con i gravi problemi che affliggono il sistema penitenziario italiano. Il sovraffollamento, unito alla carenza di personale di polizia penitenziaria, personale medico, educatori ed assistenti sociali, hanno determinato un ambiente estremamente difficile e pericoloso per tutte le persone detenute e per il personale che vi lavora”, denuncia Lo Presti.

“È urgente che l’amministrazione penitenziaria e il Governo prendano seri provvedimenti per affrontare e risolvere queste criticità”, aggiunge.

I suicidi in carcere

Mirko Manna, coordinatore nazionale del sindacato, ha inoltre ricordato che dall’1 gennaio 2024 “ci sono stati 32 suicidi di detenuti nelle carceri italiane e 4 suicidi tra gli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria“.

Fonte foto: ANSA

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