NATO: cosa sono gli articoli 4 e 5, e cosa succede all'Italia se un Paese membro entra in guerra
Dopo la caduta di un missile in Polonia si è pensato a un attacco alla Nato da parte della Russia, con lo spettro di scenari bellici su larga scala
Il caso del missile caduto in Polonia, che ha ucciso due dipendenti di un’azienda agricola italo-polacca, ha spaventato il mondo occidentale. Inizialmente si è infatti pensato a un attacco diretto a un Paese membro della Nato da parte della Russia. Il caso si è sgonfiato nel giro di poco tempo, e dalle indagini è emerso che in realtà si è trattato di un razzo sparato dal sistema anti aereo dell’Ucraina in risposta ai bombardamenti che negli ultimi giorni hanno messo in ginocchio Kiev e lasciato senza corrente diverse città e milioni di civili. La strategia di Mosca è infatti quella di colpire le infrastrutture strategiche.
Durante il summit dei G20 che si è tenuto a Bali, in Indonesia, tra il 15 e il 16 novembre si è parlato di salute globale e transizione energetica. A margine del vertice ci sono stati anche incontri bilaterali tra potenze, come quello tra Stati Uniti e Cina, ma si è parlato soprattutto della guerra in Ucraina e delle sue ripercussioni sul resto del mondo. Il missile esploso in Polonia ha fatto scattare l’allarme per i Paesi Nato, che hanno dovuto convocare una riunione di emergenza per capire come muoversi.
Sulla stampa si è parlato, forse per la prima volta con cognizione di causa, di Terza Guerra Mondiale. Un attacco contro la Polonia avrebbe potuto infatti scatenare la reazione di tutto il blocco occidentale, trascinando inevitabilmente l’Europa e l’America nel Nord nella guerra contro la Russia. Bisogna sottolineare che la linea dei leader mondiali è quella della de-escalation, e una scelta di belligeranza appare oggi come un’ipotesi remota. Ma che non può essere esclusa del tutto.
- Cosa significa e cos'è la NATO in breve e quali sono i Paesi al suo interno
- Cosa prevede il Trattato Atlantico in caso di attacco contro un membro
- Perché si parla solo dell'Articolo 4 e dell'Articolo 5 del Trattato NATO
Cosa significa e cos’è la NATO in breve e quali sono i Paesi al suo interno
L’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord è nata nel 1949, ufficialmente per “garantire la libertà e la sicurezza” dei Paesi membri “attraverso mezzi politici e militari”. In realtà il Patto Atlantico fu siglato per il timore che l’Unione Sovietica potesse avere pretese territoriali oltre i propri stati satellite.
Confermato dal blocco di Berlino, dovuto alla suddivisione della Germania tra i Paesi vincitori della Seconda Guerra Mondiale e alle mire espansionistiche dell’URSS verso Occidente, la cui soluzione fu il ponte aereo durato quasi un anno e mezzo per portare viveri e medicinali alla parte Ovest della città, circondata dai sovietici. Nei primi anni della Guerra Fredda, inoltre, la “minaccia comunista” e il possibile avanzamento dell’ideologia marxista e del socialismo reale preoccupavano Washington.
Il Patto Atlantico fu siglato inizialmente da Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Italia, Francia, Portogallo, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Danimarca, Islanda e Norvegia. Nel tempo hanno aderito molti altri Paesi, fino a formare la seguente lista (in ordine cronologico in base all’anno di ingresso nell’alleanza).
- Belgio (1949).
- Canada (1949).
- Danimarca (1949).
- Francia (1949).
- Islanda (1949).
- Italia (1949).
- Lussemburgo (1949).
- Norvegia (1949).
- Paesi Bassi (1949).
- Portogallo (1949).
- Regno Unito (1949).
- Stati Uniti (1949).
- Grecia (1952).
- Turchia (1952).
- Germania (1955).
- Spagna (1982).
- Polonia (1999).
- Repubblica Ceca (1999).
- Ungheria (1999).
- Bulgaria (2004).
- Estonia (2004).
- Lettonia (2004).
- Lituania (2004).
- Romania (2004).
- Slovacchia (2004).
- Slovenia (2004).
- Albania (2009).
- Croazia (2009).
- Montenegro (2017).
- Macedonia del Nord (2020).
Cosa prevede il Trattato Atlantico in caso di attacco contro un membro
Gli articoli che compongono il trattato sono 14. Il primo riguarda l’impegno dei Paesi membri dell’alleanza a risolvere con “mezzi pacifici” qualsiasi controversia internazionale e a non ricorrere alla forza, in quanto “incompatibile” con gli scopi delle Nazioni Unite. Il secondo è invece focalizzato sull’adozione di politiche comuni e sullo sviluppo di relazioni pacifiche e amichevoli, oltre che che sul rafforzamento dei rapporti economici all’interno della Nato e il superamento di contrasti di tipo di economico.
Di rilevante importanza per la politica internazionale in caso di guerra sono gli articoli che vanno dal 3 al 6.
- Articolo 3. Introduce il principio di reciproca assistenza, con sforzi tesi allo sviluppo di risorse che accrescano la capacità individuale e collettiva dei Paesi membri di resistere a un attacco armato.
- Articolo 4. Prevede che le parti si consultino ogni volta che, su opinione di una di esse, ci sia una minaccia contro l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza proprie o di altri membri dell’alleanza.
- Articolo 5. Viene precisato in questa parte del trattato, la più importante, che un attacco armato contro uno o più Paesi in Europa o nell’America del Nord è considerato come un attacco diretto contro tutta l’alleanza. Per questo ogni altro membro della Nato è chiamato a intervenire, nell’esercizio della legittima difesa, individuale e collettiva, assistendo uno stato dell’alleanza sotto attacco. Gli interventi prevedono anche l’uso della forza armata per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione. Dopo le decisioni dei singoli Paesi, il Consiglio di Sicurezza viene informato e le misure vengono portate avanti fintanto che viene ritenuto necessario dall’organo per il mantenimento della pace.
- Articolo 6. Spiega i possibili tipi di attacco armato.
Gli altri articoli riguardano invece le modalità di ratifica e revisione del trattato, adesione alla Nato o uscita dall’alleanza, e le responsabilità dei singoli Paesi membri.
Perché si parla solo dell’Articolo 4 e dell’Articolo 5 del Trattato NATO
Insomma, gli articoli più importanti per le vicende come quella del missile in Polonia sono il 4 e il 5. Il primo è stato invocato più volte, anche all’inizio della guerra in Ucraina. Non si traduce automaticamente nell’attuazione del secondo. Prevede solo che il Consiglio di Sicurezza si attivi per capire in che modo la minaccia denunciata da un singolo Paese potrebbe mettere in pericolo il blocco occidentale, e quali potrebbero essere le misure da adottare.
L’Articolo 5 è invece scritto in modo che ogni singolo Paese possa decidere in autonomia il miglior corso di azione da intraprendere. Anche qualora diversi membri della Nato dovessero scegliere la risposta belligerante a un attacco armato, ogni entità nazionale si muoverebbe in base alle proprie possibilità.
Significa che l’Italia non verrebbe automaticamente trascinata in una guerra per difendere gli alleati europei o americani. Considerata la presenza di molte basi atlantiche sul nostro territorio e la posizione strategica nel Mediterraneo, comunque, la Penisola verrebbe coinvolta in qualche modo nelle operazioni.Parlare di scenari possibili in casi così particolari è però particolarmente insidioso.
Per ora i leader mondiali hanno fatto sapere di volersi impegnare per una de-escalation della guerra in Ucraina, considerando che l’economia e gli equilibri politici globali ne sono stati fortemente influenzati, con un effetto domino che ha fatto lievitare anche le bollette e le spese degli italiani. Difficile immaginare oggi una nuova Guerra Mondiale, ma è chiaro che un attacco diretto della Russia a un membro della Nato, magari con armi nucleari, scatenerebbe una risposta decisa da parte dell’alleanza.