Morto ex agente Fbi Robert Philip Hanssen che spiava per la Russia: aveva 79 anni, era in carcere dal 2002
La spia Robert Philip Hanssen è morta in carcere: era responsabile di alcune delle più gravi fughe di informazioni della storia americana
È morto in carcere Robert Philip Hanssen, ex agente dell’FBI condannato per spionaggio in favore dell’Unione Sovietica e della Russia. Aveva 79 anni, da oltre 20 era rinchiuso in un carcere di massima sicurezza. Aveva confessato per evitare la pena di morte.
- Chi era Robert Philip Hanssen
- Lo spionaggio: quali informazioni passò Hanssen alla Russia?
- Il processo e la confessione
Chi era Robert Philip Hanssen
Probabilmente il peggior disastro della storia dell’intelligence statunitense. Di questo si è reso responsabile durante la sua carriera Robert Philip Hanssen, ex agente dell’FBI morto nella prigione di massima sicurezza del Colorado in cui era rinchiuso dal 2022.
Hanssen era diventato agente del FBI, la polizia federale americana, nel 1976, e aveva offerto i propri servizi al GRU, il direttorio di intelligence sovietico, già dal 1976.
Cattolico, convertito durante gli anni dell’università, la spia non ha mai mostrato motivazioni ideologiche dietro ai propri atti. In totale avrebbe guadagnato 1,4 milioni di dollari dalla vendita dei segreti di stato.
Lo spionaggio: quali informazioni passò Hanssen alla Russia?
L’attività di spionaggio di Robert Philip Hanssen durò oltre 20 anni, durante i quali fece trapelare ai sovietici prima e ai russi poi, alcune delle informazioni più riservate dell’intelligence USA.
Tramite la sua operazioni il KGB ottenne tra l’altro i piani americani per una eventuale guerra nucleare, per lo sviluppo di armi atomiche e di altri tipi di tecnologie militari.
Con il suo aiuto inoltre, i russi scoprirono diversi agenti del KGB che operavano come spie per gli Stati Uniti. Finirono tutti giustiziati per tradimento. Rivelò inoltre la costruzione di un costoso tunnel per le intercettazioni sotto all’ambasciata russa sovietica negli USA.
Il processo e la confessione
Fu proprio un’azione di controspionaggio ad arrivare però al nome di Hanssen. L’FBI pagò 7 milioni di dollari un agente sovietico per farsi rivelare informazioni su una talpa anonima interna al Federal Bureau.
Tramite un’impronta digitale e il riconoscimento vocale, gli investigatori scoprirono la spia, che andò a processo per alto tradimento, con il rischio della pena di morte.
L’accusa preferì però un accordo: Hanssen avrebbe confessato tutti e 15 i capi d’accusa, e gli sarebbe stato assicurato il carcere a vita. La spia accettò, e ha scontato gli ultimi 20 anni della propria esistenza dietro le sbarre.