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Morte Navalny, il dissidente potrebbe essere stato avvelenato in prigione: le prove nel referto poi "corretto"

Emergono le prime prove che l'oppositore russo Alexey Navalny non sia morto per cause naturali, ma sia stato avvelenato

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Matteo Runchi

REDATTORE

Redattore esperto di economia, appassionato di tecnologia e sport. Scrive di attualità e cronaca. Laureato in Storia all’Università degli Studi di Milano, ha lavorato per diversi siti e redazioni.

Prove di avvelenamento. Emergono i primi documenti che dimostrano che l’oppositore russo Alexey Navalny sarebbe morto per avvelenamento e non per una aritmia cardiaca come riportato dalle autorità di Mosca.

I due documenti ufficiali e l’avvelenamento di Navalny

Esisterebbero due versioni dei documenti che attestano quali siano stati i sintomi che hanno portato alla morte l’oppositore russo Alexey Navalny, deceduto in una prigione della regione di Yamalo Nenets il 16 febbraio 2024.

Secondo quanto scoperto dalla testata The Insider, il resoconto di un esame che descriveva chiari sintomi da avvelenamento sarebbe stato insabbiato e poi corretto dalle autorità russe.

Alexey Navalny, l’oppositore morto in prigione

Secondo la versione ufficiale di Mosca, Navalny, che era detenuto da quando era ritornato in Russia dopo un altro tentativo di avvelenamento, era morto a causa di un attacco cardiaco causato da condizioni pregresse che lo affliggevano. Navalny aveva 48 anni al momento della sua morte.

La morte di Navalny in prigione in Russia

Secondo The Insider, il documento originale che descrive i sintomi che hanno portato alla morte di Navalny descriverebbe sintomi da avvelenamento: “All’improvviso Navalny ha iniziato a vomitare, ad avere convulsioni e ha perso conoscenza” riportano le carte.

“La causa ufficiale della morte, aritmia, non spiegherebbe i sintomi riportati nel documento originale. È improbabile che tali sintomi possano essere spiegati in altro modo che con l’avvelenamento” ha spiegato lo specialista in rianimazione Aleksandr Polupan.

Secondo le ricostruzioni giornalistiche, questi sintomi sono simili a quelli causati dalle sostanze organofosforiche, come l’agente nocivo Novichok, utilizzato spesso dai servizi segreti russi, in passato anche sullo stesso Navalny.

Il tentativo fallito di eliminare Navalny

Nel 2020 infatti, mentre si trovava su un aereo in volo tra Tomsk e Mosca, Alexey Navalny ha avvertito un forte malessere improvviso. Atterrato in emergenza a Omsk, è stato portato in ospedale dove è andato in coma.

Diversi leader occidentali tra cui l’allora cancelliera tedesca Angela Merkel iniziarono a fare pressioni perché il leader dell’opposizione russa fosse portato a Berlino per essere curato.

Il trasferimento avvenne quasi due settimane dopo quello che si scoprì essere un tentativo di avvelenamento. Fu proprio The Insider, con l’aiuto del sito investigativo Bellingcat e dello stesso Navalny, a incastrare gli agenti dei servizi segreti russi che avevano inserito la tossina nei vestiti dell’oppositore di Putin.

Fonte foto: ANSA

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