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Matteo Salvini al processo Open Arms, il leader della Lega rischia 6 anni di carcere: le tappe della vicenda

Matteo Salvini rischia sei anni di carcere per il processo Open Arms. La sentenza sul caso legato al blocco di migranti è attesa il 20 dicembre

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Vincenzo Corrado

GIORNALISTA

Giornalista professionista. Negli ultimi 16 anni ha ricoperto i ruoli di redattore, caposervizio e caporedattore per diverse testate locali e nazionali occupandosi di cronaca, cultura e sport. Attualmente direttore di una rivista di racconto sportivo

Il leader della Lega, Matteo Salvini, è imputato nel processo Open Arms per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. Il 20 dicembre il tribunale di Palermo emetterà la sentenza. L’accusa riguarda il caso dell’agosto 2019, quando l’allora ministro dell’Interno, bloccò lo sbarco di 147 migranti per 19 giorni. La procura ha chiesto sei anni di carcere e una multa significativa. Ecco le tappe fondamentali della vicenda.

Processo Open Arms, l’accusa

Secondo quanto emerso nel processo, nell’estate del 2019 la nave della Ong Open Arms soccorse 147 persone nel Mediterraneo. Nonostante le richieste di un porto sicuro, l’allora ministro Salvini negò l’autorizzazione allo sbarco per 19 giorni.

La situazione a bordo si aggravò, con condizioni igienico-sanitarie critiche e casi medici urgenti. Alla fine, il 20 agosto, il tribunale di Agrigento ordinò lo sbarco immediato, ritenendo che il comportamento del ministro configurasse un abuso di potere.

Il leader della Lega Matteo Salvini durante il congresso regionale della Lombardia

Le accuse di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio si basano sulla presunta violazione delle norme nazionali e internazionali sui diritti umani. Salvini e i suoi legali, guidati da Giulia Bongiorno, sostengono che le decisioni del ministro fossero parte di un piano governativo e quindi atti politici insindacabili.

La difesa di Salvini

Salvini ha sempre difeso le sue scelte, affermando che fossero orientate alla protezione degli interessi nazionali. Ha più volte sottolineato come le sue azioni fossero conformi alle politiche migratorie del governo Conte I e necessarie per richiedere una redistribuzione europea dei migranti.

Tuttavia, gli ex colleghi di governo, tra cui il premier Giuseppe Conte e altri ministri, hanno dichiarato in aula che la decisione fu presa unilateralmente dal ministro dell’Interno.

Le dichiarazioni di Salvini, che continua a definirsi “orgoglioso” di quanto fatto, alimentano il dibattito pubblico sulla gestione dei flussi migratori.

Le implicazioni politiche

Se condannato, Salvini rischia una pena di sei anni di reclusione e, in caso di sentenza superiore a cinque anni, l’interdizione dai pubblici uffici.

Questo potrebbe mettere a rischio la sua carriera politica, già segnata da profonde divisioni interne ed esterne.

Il caso è diventato un simbolo delle tensioni politiche in Italia riguardo all’immigrazione e potrebbe avere ripercussioni significative sulle future politiche del Paese.

Fonte foto: IPA

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