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CRONACA NERA

Le due aggressioni di Filippo Turetta a Giulia Cecchettin: ricostruita la notte dell'omicidio, cos'è successo

La doppia aggressione di Filippo Turetta a Giulia Cecchettin, prima sotto casa e poi nella zona industriale: cos'è successo quella notte per il gip

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Simone Vazzana

GIORNALISTA

Giornalista professionista, è caporedattore di Virgilio Notizie. Ha lavorato per importanti testate e tv nazionali. Scrive di attualità, soprattutto di Politica, Esteri, Economia e Cronaca. Si occupa anche di data journalism e fact-checking.

Giulia Cecchettin ha lottato fino all’ultimo, con tutte le sue forze, per sopravvivere alla furia omicida dell’ex fidanzato Filippo Turetta. Lo spiega il giudice per le indagini preliminari (gip) di Venezia, Benedetta Vitolo, che ha ricostruito l’aggressione di sabato 11 novembre, culminata con la morte della ragazza di 22 anni. Un numero che ritorna: Giulia Cecchettin ha provato a salvarsi e a sottrarsi a una lotta che è durata proprio 22 minuti, interminabili. Tanto che sarebbe stata suddivisa in due fasi, secondo Vitolo. Cosa sappiamo su quella notte, fino ad ora.

La prima aggressione

Secondo le carte del gip riprese dall’Adnkronos, Giulia Cecchettin e Filippo Turetta erano ancora al centro commerciale di Marghera alle 22:45 di sabato 11 novembe.

Alle 23:18 un testimone ha dichiarato di aver assistito a un’aggressione nel parcheggio a circa 150 metri dalla casa della vittima, sentendo anche le urla della ragazza. Filippo Turetta, secondo gli inquirenti, potrebbe aver usato del nastro adesivo per fermare le grida.

La Fiat Punto nera di Filippo Turetta, in un fermo immagine di Antenna 3

Lo stesso testimone racconta di aver sentito una voce femminile urlare “così mi fai male” chiedendo ripetutamente aiuto, ma anche di aver visto “calciare violentemente una sagoma che si trovava a terra” e poi la Punto allontanarsi.

Su quell’asfalto sarebbero state trovate tracce di sangue e un coltello da cucina di 21 centimetri, senza manico, assieme un’impronta di scarpa, sporca probabilmente di sangue.

La seconda aggressione

Alle 23:29 la Fiat Punto nera attraversa la zona industriale di Fossò, distante 6 chilometri da Vigonovo.

Alle 23:31 viene ripresa da una telecamera in una delle strade dell’area ricca di stabilimenti: le immagine del sistema di videosorveglianza di due ditte vengono sequestrate e quelle di Dior permettono di accertare quanto accaduto.

Sono le 23:40 quando va in scena la seconda aggressione. Nel video si vede una persona fuggire lungo via I strada della zona industriale, in direzione viale dell’Industria, inseguita da un’altra “più veloce” e “vistosamente più alta del soggetto inseguito (Filippo Turetta sarebbe alto 188 centimetri, Giulia Cecchettin era alta circa 160 centimetri, ndr)” che “la raggiunge e la scaraventa a terra“.

La spinta è talmente forte che la fuggitiva “cade violentemente a terra, all’altezza del marciapiede, e dopo pochi istanti non dà segno di muoversi“.

In sostanza Giulia Cecchettin, già ferita vicino casa ma non gravemente, sarebbe riuscita a scappare venendo inseguita da Filippo Turetta, che l’avrebbe scaraventata a terra, facendola cadere all’altezza del marciapiede, da dove non si sarebbe più mossa.

A spostarla sarebbe stato proprio l’aggressore, caricandola in auto prima di scappare.

Alle 23:50 l’auto, col corpo della 22enne nel bagagliaio, transita verso ‘Varco Nord Uscita’ via Provinciale Nord.

In sostanza, dall’inseguimento alla fuga dell’auto passano circa 10 minuti: è in quel lasso di tempo che Giulia Cecchettin dovrebbe essere morta per emorragia.

Sul marciapiede della zona industriale sono stati trovati sangue con capelli sullo spigolo stradale e un pezzo di nastro telato argentato intriso di sangue e capelli “probabilmente applicato alla vittima per impedirle di parlare”, scrive il gip.

Anche lì è stata trovata un’impronta sporca di sangue di una calzatura, risultata compatibile con quella del parcheggio di Vigonovo.

La fuga col cadavere in auto

Poi Filippo Turetta sale in macchina e guida verso Noale, alle 00:43 è a Zero Branco, in provincia di Treviso. Poi viaggia verso Pordenone, dove si disfa del cadavere.

L’ultima inquadratura arriva alle 9:07 di domenica 12 novembre da Cortina, in direzione Dobbiaco: poi l’attraversamento del confine, l’Austria e la Germania, dove è stato arrestato una settimana dopo l’omicidio.

L’accusa di omicidio volontario aggravato

Il nastro adesivo, l’arma, le ricerche su Internet precedenti al femminicidio fanno pensare che Filippo Turetta avesse premeditato tutto.

Al momento è accusato di omicidio volontario aggravato dalla relazione affettiva e di sequestro di persona.

Chi è e cosa fa un gip

Il pubblico ministero (pm), coadiuvato dalla Procura, si occupa delle indagini che servono per acquisire prove.

Nella fase delle indagini, le funzioni giurisdizionali non sono quindi esercitate dal pm, ma dal giudice per le indagini preliminari (gip).

Al termine di queste indagini preliminari, il pm si rivolge al gip per chiedere il rinvio a giudizio dell’indagato a giudizio o l’archiviazione della notizia di reato.

Il gip, a sua volta, può accogliere la richiesta e archiviare il procedimento oppure fissare un’udienza al termine della quale disporre ulteriori indagini (fissando un nuovo termine entro il quale il pm dovrà compierle) o ordinando al pm di formulare l’imputazione entro 10 giorni, attraverso la richiesta di rinvio a giudizio (in seguito all’archiviazione, comunque, è possibile una successiva riapertura delle indagini su richiesta del pm).

Dopodiché, se non si archivia la notizia di reato, si passa all’udienza preliminare, dove entra in gioco il gup (ossia il giudice per l’udienza preliminare).

Ci sono però delle eccezioni, rappresentate dai riti alternativi (come il rito immediato o il decreto penale di condanna, per esempio, in cui non si passa appunto dall’udienza preliminare).

Il gip entra in gioco anche per quel che riguarda le misure cautelari: arresto e fermo devono essere comunicati all’autorità giudiziaria e da questa convalidati. In che modo? Si deve dare notizia al pm, l’arrestato e il fermato devono essere posti a disposizioni del pm non oltre 24 ore dall’arresto o dal fermo. Entro 48 ore dall’arresto e dal fermo, poi, il pm richiede la convalida al gip, che deve fissare l’udienza di convalida entro le 48 ore successive.

Fonte foto: ANSA

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