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POLITICA ESTERA

La guerra Israele-Iran vista dall'esperto di intelligence: i rischi per l'Italia secondo Mario Caligiuri

L’Italia controlla la situazione in Medio Oriente dopo l'attacco dell'Iran a Israele: quali sono i rischi per il nostro Paese secondo l'esperto di intelligence

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Eleonora Lorusso

GIORNALISTA

Giornalista professionista dal 2001, ha esperienze in radio, tv, giornali e periodici nazionali. Conduce l’annuale Festival internazionale della Geopolitica europea. Su Virgilio Notizie si occupa di approfondimenti e interviste, in particolare su Salute, Esteri e Politica.

Se già da qualche giorno l’allerta contro possibili attentati a obiettivi sensibili era cresciuta, ora l’attenzione è massima, anche in Italia, per prevenire possibili azioni contro obiettivi sensibili. La guerra tra Iran e Israele, con il lancio di drone e missili in larga parte sventato dal sistema di difesa aerea Iron Dome, ha portato anche il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, a esprimere forte apprensione. Ma quali sono i rischi che corre l’Italia? L’intervista concessa a Virgilio Notizie da Mario Caligiuri, professore ordinario all’Università della Calabria, considerato uno dei massimi studiosi europei di intelligence a livello accademico.

L’attacco dell’Iran a Israele

Lunedì 1 aprile l’ambasciata dell’Iran a Damasco, in Siria, è stata attaccata.

L’aggressione, attribuita a Israele, ha causato la morte di diversi alti ufficiali dei Pasdaran.

In Iran si bruciano le bandiere di Israele e Usa: è la reazione dopo l’attacco dell’1 aprile all’ambasciata di Teheran a Damasco, in Siria

Per questo motivo, sabato 13 aprile l’Iran ha lanciato droni e missili verso Tel Aviv.

L’allarme dell’Onu lanciato da Antonio Guterres

Lunedì 15 aprile il segretario dell’Onu, Antonio Guterres, ha usato toni quasi apocalittici. Preoccupato anche per il fronte libanese, da cui stanno partendo attacchi contro il Nord di Israele, ha commentato la situazione ed esortato a una descalation:

Siamo sull’orlo del baratro”.

L’intervista a Mario Caligiuri

Dopo la convocazione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica al Viminale, con i vertici delle forze di Polizia e dell’Intelligence, anche in Italia cresce la preoccupazione: perché?

“Si tratta di una procedura consueta in situazioni di questo tipo. L’attenzione e le decisioni che possono essere prese riguardano, però, soprattutto l’organizzazione interna dei controlli da parte delle forze dell’ordine”.

Questo significa che saranno riorganizzati e rafforzati i controlli, senza che ci siano ricadute sui cittadini?

“Esatto. L’attenzione sarà rivolta ancora di più a possibili obiettivi sensibili, che sono soprattutto di tipo religioso. Riguardano le sinagoghe, come era già da qualche giorno e in realtà da qualche settimana, e il Vaticano, per esempio, o altre sedi di alto valore simbolico”.

Ma qual è il reale pericolo che l’Italia o altri Paesi europei corrono in questo momento di grande tensione e scontro bellico in Medio Oriente?

“Io preferisco essere ottimista e ritenere che l’escalation si fermerà. Cresco che non crescerà ulteriormente e che quanto sta accadendo potrà poi essere considerato un episodio, anche se grave, che potrebbe anche non avere ulteriori conseguenze. Ma è chiaro che la situazione è imprevedibile”.

Crede che ci siano precedenti analoghi a questa situazione di grande tensione, nel recente passato?

“Sicuramente sì, ma andrebbe definito cosa intendiamo per recente passato. Certo, ogni volta si sono registrati attacchi terroristici in Europa, si è alzata l’allerta e abbiamo vissuto situazioni analoghe a quella attuale, per le possibili ripercussioni interne”.

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha parlato di situazione “sull’orlo del baratro”. Cosa ne pensa?

“Certamente alzare i toni è una reazione responsabile e comprensibile, perché ha lo scopo di evitare conseguenze peggiori, ma non so fino a che punto sia realistica. Insomma, l’auspicio è sempre quello che la situazione non peggiori”.

Il pensiero corre ad altri momenti di crisi e allarme terrorismo, come gli anni degli attentati che hanno colpito soprattutto Belgio e Francia, ad esempio con l’attacco al Bataclan. È possibile che si riviva una situazione analoga?

“Non lo si può certo escludere, infatti anche in Francia sono in allerta e il dispositivo di sicurezza è stato aumentato”.

In particolare si teme in vista delle Olimpiadi di Parigi 2024, che prenderanno il via tra pochi mesi. Si è persino ipotizzato di modificare la cerimonia di inaugurazione della manifestazione…

“Sicuramente i rischi in Francia sono maggiori rispetto a quelli italiani, ma è bene non creare allarmismo”.

Spesso si è sentito affermare che i servizi segreti italiani sono molto capaci e pronti a individuare potenziali minacce, alla luce del fatto che il nostro Paese ha subìto meno attentati e meno gravi rispetto ad altri Stati europei. Cosa ne pensa?

“Diciamo che i dati mostrerebbero una conferma e questa può essere frutto di diversi elementi. Certamente le forze di polizia e le strutture di intelligence italiane sono rodate da anni di lotta al terrorismo politico, in particolare negli anni ’70 e ‘80, e dalle azioni di contrasto alla criminalità. Possiamo ritenere che dispongano di una forte expertise. A ciò si unisca la considerazione che anche le organizzazioni terroristiche, dal canto loro, definiscono quali siano i Paesi da colpire, a seconda delle priorità. Certo, però, non è possibile fare una prevenzione totale, perché esistono minacce imprevedibili come quelle dei lupi solitari: il loro operato sfugge, infatti, a ogni tipo di valutazione”.

Fonte foto: ANSA

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