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Chiara Ferragni e il processo per truffa aggravata su caso pandoro e uova di Pasqua: la nuova possibile mossa

La Procura di Milano ha notificato la chiusura delle indagini per truffa aggravata a Chiara Ferragni per il caso pandoro e per la vicenda delle uova

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Antonio Cardarelli

GIORNALISTA

Laurea in Scienze della Comunicazione alla Sapienza e master in Giornalismo Digitale alla Pul di Roma, è giornalista professionista dal 2007. Ha lavorato come redattore in diversi quotidiani locali e, successivamente, ha ricoperto lo stesso ruolo per siti di informazione nazionali, per i quali ha anche seguito i canali social.

Le indagini per l’ipotesi di reato di truffa aggravata a carico di Chiara Ferragni sul “caso pandoro” sono state chiuse. La Procura di Milano ha notificato all’influencer e ad altre tre persone coinvolte l’avviso di conclusione indagini.

Il commento di Chiara Ferragni

Le indagini sono riferite alle campagne pubblicitarie del 2021 e del 2022 per il pandoro “Pink Christmas” e per le uova di Pasqua di Dolci Preziosi. Secondo l’ipotesi della Procura, tre società collegate a Chiara Ferragni avrebbero tratto un ingiusto profitto dalle campagne collegate alla beneficenza. Beneficenza che, secondo gli inquirenti, non ci sarebbe stata (o almeno non nelle modalità pensate dai consumatori) configurando così il reato di truffa aggravata.

“Sono sollevata perché potrò finalmente dimostrare la mia piena innocenza”, ha commentato Chiara Ferragni, come riferito dal Corriere della Sera.

Il pandoro firmato Chiara Ferragni

Il caso pandoro-Ferragni sollevato dal Codacons

In sostanza, secondo l’ipotesi della Procura, i consumatori sarebbero stati tratti in inganno dalle campagne pubblicitarie che vedevano come protagonista, sia per il pandoro che per le uova, Chiara Ferragni. E sarebbero stati indotti a pagare molto di più per i prodotti pensando che una parte della cifra spesa sarebbe andata in beneficenza.

L’ingiusto profitto ipotizzato dalla Procura sarebbe pari a quasi 2,2 milioni di euro. L’indagine era partita in seguito a un esposto del Codacons. Nella vicenda, ormai nota come “caso pandoro”, non è coinvolta solo Chiara Ferragni, ma ci sono anche altri tre indagati.

Si tratta di Fabio Maria Damato, ex braccio destro dell’influencer, Alessandra Balocco (legale rappresentante della Balocco spa) e Francesco Cannillo, presidente di Ceralitalia-Id, proprietaria del marchio Dolci Preziosi.

I legali di Ferragni: “Chiara ha fiducia nella magistratura”

Oltre alla stessa Chiara Ferragni, anche i legali dell’influencer hanno preso posizione dopo la chiusura delle indagini sul caso pandoro. “Riteniamo che questa vicenda non abbia alcuna rilevanza penale e che i profili controversi siano già stati affrontati e risolti in sede di Garante per la concorrenza ed il mercato”, hanno fatto sapere Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana.

I legali, che ora avranno 20 giorni di tempo per depositare atti in tribunale, spiegano che “Chiara Ferragni ha fiducia nel lavoro della magistratura e che la sua innocenza venga acclarata quanto prima”. “In quasi cento anni di storia, Balocco ha sempre rispettato i suoi consumatori che sono la forza dell’azienda”, hanno spiegato i legali di Alessandra Balocco, che si dicono certi della correttezza dell’operato della loro assistita.

Dopo l’esplosione del caso, le società di Ferragni hanno donato volontariamente un milione di euro all’ospedale di Torino originariamente coinvolto nella campagna pubblicitaria. Inoltre, sempre Ferragni ha pagato un milione di euro come sanzione al Garante per la concorrenza ed il mercato per la vicenda del pandoro e ha preso l’impegno di versare, sempre all’Antitrust, 1,2 milioni in tre anni per la vicenda delle uova pasquali.

La prossima mossa di Chiara Ferragni

Il Corriere della Sera ha riportato anche nuove dichiarazioni dell’avvocato Giuseppe Iannacone, che anticipano la possibile prossima mossa di Chiara Ferragni.

Le sue parole: “Con i pubblici ministeri terremo un confronto aperto e non escludo un confronto personale da parte di Chiara“. L’imprenditrice digitale, quindi, potrebbe chiedere alla Procura di Milano di essere interrogata per dare la sua versione.

Fonte foto: ANSA

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