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CRONACA NERA

L'ultimo rapporto sulla pedofilia nella Chiesa parla di 54 vittime presunte, in maggior parte femmine

Secondo il rapporto della Cei 32 preti e laici impegnati in Chiesa avrebbero molestato o violentato 54 piccole vittime, in maggioranza bambine e ragazzine

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Mauro Di Gregorio

GIORNALISTA

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Approdato a QuiFinanza e Virgilio Notizie dopo varie esperienze giornalistiche fra Palermo e Milano. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

32 presunti preti pedofili o laici impegnati nelle attività religiose avrebbero molestato, o addirittura violentato, 54 vittime nel corso del 2022. È quanto emerge dal report che la Conferenza episcopale italiana ha presentato ad Assisi giovedì 16 novembre, a margine dell’Assemblea generale straordinaria dei vescovi.

54 vittime della pedofilia nella Chiesa

Fra le presunte vittime ci sono anche due bambini sotto i 4 anni. Dal report emerge come metà dei casi sarebbe avvenuto all’interno dei locali delle parrocchie.

Il resto dei presunti casi di pedofilia sono avvenuti fuori dalla parrocchia (scuola, campeggio, riunioni ed eventi di varia natura).

Un terzo delle persone accusate sono preti, un terzo religiosi e un altro terzo laici (persone impegnate nel catechismo o nell’insegnamento).

La maggior parte delle vittime sono minori, e per lo più bambine o ragazzine (44) mentre i maschi sono 10.

Tranne che in un caso, tutti i presunti abusatori sono maschi.

Il monitoraggio sui casi di pedofilia nella Chiesa è uno dei compiti che si è prefissato il presidente dei vescovi italiani, il cardinale Matteo Maria Zuppi, all’inizio del suo mandato.

Nel corso dei lavori durati tre giorni è stata anche ascoltata la video-testimonianza di una delle presunte vittime.

I dati si riferiscono a casi segnalati nel corso del 2022. Ciò significa che le denunce risalenti allo scorso anno possono riguardare eventi precedenti. Come spiegano gli esperti della Cei può infatti volerci molto tempo per elaborare il trauma.

Chiesa verso la trasparenza

“È difficile che oggi uno insabbi. Ci può essere, ed è quasi un pericolo maggiore, una valutazione non oggettiva. Oggi ci sono tanti meccanismi” per fare emergere i casi di abusi, come “le linee guida e l’attenzione della Santa Sede”, ha detto Zuppi.

“Se devo parlare della mia categoria – ha aggiunto riferendosi ai vescovi – il rischio vero è quasi il contrario, che per prudenza possiamo avviare dei procedimenti giuridici anche soltanto per una verifica”.

La Chiesa punta a investigare e fare chiarezza sui presunti casi di abuso, ma senza affidarsi a commissioni esterne e indipendenti, come hanno deciso di fare conferenze episcopali di altri stati europei.

“La prescrizione, nella Chiesa, non c’è. Chiunque, anche a distanza di anni, uno viene ascoltato. Facciamo sempre un procedimento interno. In molti casi, non c’è il rimando al penale per la scadenza dei termini. Ma per noi no”, non c’è scadenza, ha sottolineato Zuppi.

40 diocesi, evidenzia il report, non hanno attivato nessun centro di ascolto o di assistenza per le vittime.

Il report sulla pedofilia pubblicato nel 2022 parlava di 89 vittime fra il 2020 e il 2021.

Fra i sospetti casi più drammatici di pedofilia nella Chiesa si ricorda il rapporto shock secondo il quale nella sola diocesi di Friburgo in Germania sarebbero coinvolti almeno 250 sacerdoti.

Un’associazione critica il report

Come riporta Rai News l’associazione Rete L’abuso, che si occupa dei “sopravvissuti agli abusi sessuali del clero”, boccia senza appello il report della Cei.

“Oltre a non denunciare i casi alle autorità civili, non fornisce alcun dato su fatti, luoghi ecc. e di conseguenza è inverificabile”, sottolinea l’associazione.

L’associazione parla poi di dati parziali perché sarebbero “decisamente meno delle segnalazioni pervenute alla Rete L’Abuso durante lo stesso anno”.

Fonte foto: 123RF

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