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CRONACA ESTERA

Israele bombarda due zone di Rafah dopo aver ordinato l’evacuazione dei civili: l’attacco blocca i colloqui

Rafah è sotto attacco. Israele ha cominciato il bombardamento dopo poche ore dall'ordine di evacuazione a migliaia di famiglie

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Giorgia Bonamoneta

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, si concentra sulla politica e la geopolitica, scrive anche di economia e ambiente. Laureata in Editoria e Scrittura presso La Sapienza di Roma, ha iniziato a scrivere per una testata impegnata sui diritti civili, prima di lavorare in diverse testate di attualità.

L’esercito israeliano ha lanciato un assalto su Rafah. La colpa, dicono i portavoce di Israele, è di Hamas, ma questi a loro volta scaricano la responsabilità della rottura dei negoziati di tregua a Israele. Lunedì la popolazione, già sfollata diverse volte, a Rafah è stata informata dell’attacco e li obbligava così a evacuare verso un’area umanitaria. Zone che in passato, al netto di quanto dichiarato da Israele, non sono mai state sicure, subendo attacchi anche pesanti da parte dell’IDF. L’offensiva, che ha colpito due zone della città di Rafah, rappresenta “una pericolosa escalation che avrà delle conseguenze” fa sapere un funzionario di Hamas.

L’assalto a Rafah

Il bombardamento di due aree di Rafah è arrivato dopo poche ore dal messaggio di evacuazione. Impossibile la mobilitazione completa dei palestinesi sfollati in tempi così brevi. Gli attacchi hanno già mietuto vittime civili. Mentre le persone cercano la fuga nelle presunte “zone umanitarie”, proseguono i bombardamenti.

Nelle ore precedenti, mentre Israele annunciava l’intenzione di proseguire i suoi obiettivi militari (con o senza l’appoggio di alleati), sono state diverse le dichiarazioni di associazioni e politici che scoraggiavano l’azione. Tra questi il portavoce di Unicef, che aveva commentato: “Sarà orribile”. Anche Biden ha avvertito Netanyahu che un attacco pesante a Rafah sarebbe “un errore”.

“Catastrofe su catastrofe”: la situazione a Rafah

Al momento la situazione a Rafah è disperata. Un reporter su Aljazeera (che Israele ha forzatamente chiuso, censurando la fonte di informazione), di Hani Mahmud, ha descritto la zona sotto attacco come un’area densamente popolata (più di 600mila dei presenti sono bambini sotto i 14 anni) da residenti locali e da migliaia di famiglie sfollatd nei mesi scorsi e spinte proprio verso la città.

Save the Children ha dichiarato che il tempo per proteggere i bambini a Rafah è scaduto a seguito dell’ordine di evacuazione di Israele che anticipa l’assalto di terra. “Speravamo che questo giorno non arrivasse mai”, ha detto Inger Ashing, amministratore delegato dell’organizzazione. Si fa appello al diritto internazionale umanitario, che vieta il trasferimento forzato e la deportazione di civili.

Le dichiarazioni dei politici

Sono diversi i politici che hanno preso posizione contro le intenzione di Netanyahu (che la Corte penale internazionale potrebbe voler arrestare per crimini gravi). Il ministero degli Esteri egiziano ha chiesto di evitare ulteriori escalation in questo momento delicato, ovvero quello dei negoziati per una tregua. L’attacco, prosegue, rischia di essere “un disastro umanitario per oltre un milione di palestinesi nella zona”.

Ayman Safadi, ministro degli Esteri giordano, su X ha scritto:

Un altro massacro di palestinesi è in preparazione. […] L’incapacità di impedire il massacro sarà una macchia indelebile […] Sono stati consentiti troppi massacri. Basta.

Nel frattempo continuano i bombardamenti e si attende l’invasione di terra con paura, perché non sembra essersi spazio vuoto dove fuggire.

Fonte foto: ANSA

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