Iran, disordini e proteste per la morte di Mahsa Amini: almeno 50 morti e centinaia di feriti, cosa succede
Tra le vittime ci sarebbero anche quattro bambini. Il presidente ultraconservatore iraniano Ebrahim Raisi ha promesso il pugno di ferro
Sono giunte all’ottavo giorno le proteste in Iran scoppiate a seguito della morte di Mahsa Amini, la 22enne curda deceduta dopo l’arresto per non avere indossato correttamente l’hijab. Manifestazione represse con violenza dal governo di Teheran.
Scontri e violenze
I manifestanti, secondo quanto riportato da Al-Monitor, hanno intonato slogan contro il leader supremo iraniano, l’ayatollah Ali Khamenei, sfidando la polizia in tenuta antisommossa nelle città conservatrici di Mashhad e Qom, nonché a Karaj, Tabriz, Ardebil, Rasht, Varamin e Sanandaj.
Anche nella capitale Teheran la situazione è particolarmente tesa. Diversi altri quartieri, tra cui Tehransar, Narmak, Sadeghiyeh e Sattarkhan, hanno assistito a scene di sparatorie, incendi e strade bloccate.
Le manifestazioni si sono svolte nonostante le interruzioni di Internet imposte dal governo, mirate a bloccare la comunicazione.
Bilancio tragico
Secondo l’organizzazione Iran Human Rights sarebbero almeno 50 i morti dopo oltre una settimana di proteste, tra cui molti giovani.
Per Amnesty International ci sarebbero anche quattro bambini tra le vittime. Il presidente ultraconservatore iraniano Ebrahim Raisi ha promesso il pugno di ferro e ha definito i manifestanti dei “rivoltosi che disturbano l’ordine e la sicurezza”.
Arresti di massa
Nella sola provincia di Guilan, la polizia iraniana avrebbe fermato “739 rivoltosi, tra cui 60 donne”, mentre il Comitato per la protezione dei giornalisti, organizzazione indipendente con sede a New York, ha annunciato che 11 giornalisti sono stati arrestati.
Mahsa Amini era una 22enne originaria del Kurdistan iraniano, si trovava a Teheran da turista.
Martedì 13 settembre è stata arrestata dalla polizia per non aver indossato correttamente l’hijab (il velo islamico), come previsto dalla legge.
La famiglia di Mahsa Amini è convinta che la donna sia stata massacrata di botte, un pestaggio talmente violento da mandarla in coma.
Dopo aver lanciato Starlink per aiutare il popolo ucraino, Elon Musk ha chiesto all’amministrazione Usa un’esenzione dalle sanzioni contro l’Iran (arrivate dopo il ritiro dall’accordo nucleare da parte dell’ex presidente Donald Trump e dalla decisione dell’Iran di consegnare droni alla Russia) per offrire, tramite la sua costellazioni di satelliti, i servizi di connessione Internet al Paese, visto che il Governo locale ha di fatto causato un blackout per rendere indisponibile l’accesso al web.