Mahsa Amini massacrata dalla polizia perché indossava male il velo: proteste in Iran, mossa di Elon Musk
Mahsa Amini è stata arrestata dalla polizia di Teheran per aver indossato male: secondo la famiglia è stata massacrata di botte, le foto sono virali
Altre vittime in Iran. Dopo l’uccisione della 22enne Mahsa Amini, morta – secondo i familiari – per le botte sotto la custodia della polizia, che l’aveva arrestata per come indossava l’hijab, le proteste sono all’ordine del giorno. Mahsa Amini è morta venerdì 16 settembre a Teheran. Lunedì 19, durante alcune manifestazioni, gli agenti hanno sparato sulla folla: 5 vittime.
- Chi era Mahsa Amini, cos'è l'hijab e perché è stata uccisa
- Le proteste
- L'intervento di Elon Musk
- Cosa dice la legge sull'hijab
Chi era Mahsa Amini, cos’è l’hijab e perché è stata uccisa
Mahsa Amini era una 22enne originaria del Kurdistan iraniano, si trovava a Teheran da turista.
Martedì 13 settembre è stata arrestata dalla polizia per non aver indossato correttamente l’hijab (il velo islamico), come previsto dalla legge.
La famiglia di Mahsa Amini è convinta che la donna sia stata massacrata di botte, un pestaggio talmente violento da mandarla in coma.
Su Twitter, hanno fatto il giro del mondo le sue foto, dove sono evidenti lividi sull’orecchio e l’occhio destro.
Il fratello, Kiarash Amini, ha dichiarato che, andando a recuperare la sorella dopo il periodo di detenzione, ha sentito delle urla provenire dalla prigione. Subito dopo, una persona all’interno del carcere gli avrebbe raccontato che gli agenti avevano appena ucciso una giovane donna.
La polizia, al contrario, sostiene che Mahsa Amini sia entrata in coma dopo avere avuto un infarto, mentre stava seguendo un corso per rispettare la legge iraniana sull’abbigliamento femminile.
L’ospedale in cui è morta Amini, in un comunicato stampa, ha affermato che la 22enne – ricoverata tre giorni prima di essere dichiarata morta – “non mostrava segni di vita“.
Le proteste
Diversi elementi non tornano nella ricostruzione della polizia ed è anche per questo motivo che, in Iran, sono esplose le proteste, anche online.
Così, giovedì 15 settembre, il Governo ha limitato l’accesso a Internet, colpendo soprattutto il funzionamento delle app di messaggistica al fine di limitare la condivisione delle foto e dei video riguardanti Mahsa Amini.
Sabato 17 settembre, a Saqqez, sua città natale, si sono tenuti i funerali della 22enne: molte donne hanno manifestato contro le autorità iraniane, togliendosi l’hijab e sventolandolo in aria come segno di protesta.
Altre persone hanno invece manifestato davanti alla sede del Governo locale e, secondo la BBC, la protesta è stata repressa con la forza: la polizia avrebbe addirittura sparato sulla folla.
Lunedì 19 settembre, secondo la ong Hengaw, nelle proteste ci sarebbero stati anche morti: non c’è nessuna conferma ufficiale, ma si parla di 5 vittime (2 nella città curda di Saqqez, la città di Amini; 2 a Divandarreh e 1 a Dehgolan).
L’intervento di Elon Musk
Dopo aver lanciato Starlink per aiutare il popolo ucraino, Elon Musk ha chiesto all’amministrazione Usa un’esenzione dalle sanzioni contro l’Iran (arrivate dopo il ritiro dall’accordo nucleare da parte dell’ex presidente Donald Trump e dalla decisione dell’Iran di consegnare droni alla Russia) per offrire, tramite la sua costellazioni di satelliti, i servizi di connessione Internet al Paese, visto che il Governo locale ha di fatto causato un blackout per rendere indisponibile l’accesso al web.
Su Twitter, Musk ha annunciato che Starlink è già disponibile in tutti i continenti, “anche in Antartide”.
Lanciato a fine 2020, Starlink promette l’accesso a Internet, in particolare nelle zone scarsamente servite da rete fissa e mobile, con l’acquisto di un’antenna, un modem e un abbonamento: ad oggi, SpaceX ha schierato circa 3 mila satelliti.
Elon Musk durante una conferenza all’Offshore Northern Seas, il 29 agosto 2022, a Stavanger, in Norvegia
Cosa dice la legge sull’hijab
Dal 1981, in Iran, vige una legge – approvata dal regime islamista – che obbliga le donne a uscire di casa con un chador, ossia un mantello, generalmente nero, per coprirsi dalla testa ai piedi.
Oppure, l’hijab: un tessuto, dif atto un velo, annodato intorno alla testa e al collo per coprire i capelli.
Va accompagnato da una maglia a maniche lunghe per coprire le braccia.