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CRONACA NERA

In carcere per aver adescato una bambina di 11 anni in chat a Livorno: condannato un 47enne amico del papà

Si conclude una vicenda di adescamento sessuale di una bambina di 11 anni a Livorno. Condanna definitiva per un individuo di 47 anni

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Gabriele Silvestri

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, esperto di media, scrive di cronaca, politica e attualità. Laureato in comunicazione alla Sapienza, si è affermato come autore e conduttore di TG e programmi giornalistici. Collabora con diverse redazioni online, emittenti televisive e radiofoniche.

Aveva adescato una bambina di soli 11 anni in chat, spacciandosi per un amico del padre. Un vero e proprio incubo, con la drammatica vicenda che è finalmente giunta a una conclusione pochi giorni fa, con la detenzione di un soggetto di 47 anni. L’uomo ha ricevuto la condanna per crimini di adescamento di minori e minacce, su ordine della Polizia di Stato di Livorno.

Inviava messaggi con materiale sessuale alla bimba

Gli eventi risalgono al 2019, quando l’uomo era stato individuato e preso in esame dalla squadra mobile per aver adescato la bambina attraverso i social network.

In particolare, il soggetto aveva approcciato la piccola con conversazioni e messaggi contenenti materiale sessualmente esplicito.


L’uomo seguiva segretamente la bambina in palestra

Fu la madre della piccola a scoprire una di queste conversazioni sul telefono della figlia. A quel punto, la bambina raccontò dei numerosi contatti e richieste ripetute da parte dell’uomo, che si era guadagnato la sua fiducia presentandosi come un amico del padre.

Una modalità, quella dell’adescamento in chat, che è divenuta sempre più frequente negli ultimi anni, come testimonia anche il caso recente di Vedelago.

L’uomo proponeva alla bambina di incontrarsi da soli

Le conversazioni, protrattesi per circa due mesi, si fecero sempre più esplicite e concentrate sugli aspetti sessuali. Non contento del semplice rapporto a distanza, l’uomo cercò di incontrare la bambina per strada, insistendo per fissare un appuntamento e chiedendole di recarsi in luoghi appartati.

La madre denunciò l’accaduto, ma l’uomo si recò segretamente nei pressi della palestra frequentata dalla minore. Un quadro che ricorda molto da vicino il caso di Yara Gambirasio. Appostatosi in prossimità di questo luogo, l’uomo aveva iniziato ad osservarla da lontano, accertandosi che la bambina lo notasse mentre entrava negli spogliatoi insieme alle sue compagne di classe.

L’arresto dopo il pedinamento in palestra

In quel momento, il quarantasettenne venne fermato e sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari, che durò oltre un anno.

In primo e secondo grado, l’uomo subì la condanna a una pena detentiva di 2 anni, 4 mesi e 20 giorni. Per il soggetto anche altre pene accessorie e misure di sicurezza, che vietavano il suo avvicinamento a luoghi frequentati da minori e il suo impiego in attività che coinvolgessero contatti con i più giovani.

La sentenza è divenuta definitiva pochi giorni fa, e gli investigatori della squadra mobile hanno rintracciato l’uomo, conducendolo presso il carcere delle Sughere di Livorno, dove dovrà scontare la parte rimanente della sua pena.

Fonte foto: iStock

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