Hunter Biden, figlio di Joe, chiese aiuto in Italia al governo Usa per la compagnia ucraina Burisma: il caso
Il caso italiano del figlio di Joe Biden, Hunter, che nel 2016 chiese assistenza all'ambasciata Usa a Roma per un progetto da realizzare in Toscana
Hunter Biden chiese aiuto all’ambasciata degli Stati Uniti a Roma per un progetto potenzialmente redditizio nel settore energetico in Italia, quando il padre e attuale presidente Joe era vicepresidente di Obama. È il caso scoperchiato dal New York Times attraverso la diffusione di documenti che, scrive il quotidiano, l’attuale amministrazione “per anni aveva evitato di rendere pubblici”. Un’altra vicenda che potrebbe mettere ancora una volta in difficoltà Joe Biden dopo la condanna ricevuta dal figlio a giugno.
- Il caso italiano di Hunter Biden
- La risposta dell'ambasciata Usa
- La reazione della Casa Bianca
- Le condanne ad Hunter Biden
Il caso italiano di Hunter Biden
Secondo le carte consultate dal New York Times, nel 2016 Hunter Biden scrisse almeno una lettera all’ambasciatore americano in Italia, John R. Phillips, con la richiesta di sostegno per un progetto geotermico da realizzare in Toscana con l’azienda ucraina Burisma, di cui il figlio di Biden era membro del Consiglio di amministrazione.
“Voglio essere attento a non promettere troppo”, rispose un funzionario del dipartimento commerciale dell’ambasciata, messa in difficoltà dalle richieste del figlio dell’allora vicepresidente Usa.
Il figlio minore del presidente degli Stati Uniti Joe Bide, Hunter
La risposta dell’ambasciata Usa
“Questa è una azienda ucraina e, per tutelarci, il governo degli Stati Uniti non dovrebbe attivamente promuoverla presso il governo italiano senza che l’azienda passi prima attraverso il D.O.C. Advocacy Center” fu la risposta dell’ambasciata Usa, facendo riferimento al programma del dipartimento del Commercio americano che promuove gli affari delle aziende statunitensi presso i governi stranieri.
Stando alla versione del legale rappresentante di Hunter Biden, Abbe Lowell, il suo assistito, oltre all’ambasciatore Phillips, avrebbe chiesto a “diverse persone” se potevamo presentare la società Burisma all’allora presidente della Toscana, Enrico Rossi.
Secondo l’avvocato, non ci sarebbe stato nessun incontro e il progetto non avrebbe mai preso forma. Contattato dal Nyt, l’ex governatore ha confermato di non essere mai stato contattato dall’ambasciata Usa né di aver visto Hunter Biden.
La reazione della Casa Bianca
Lo stesso ambasciatore Phillips ha dichiarato di non ricordare quella lettera, spiegando che ne riceveva molte e che se il figlio dell’allora vicepresidente gli avesse scritto “certamente vi avrei prestato attenzione. Come cortesia, mi sarei probabilmente assicurato che ricevesse una risposta di qualche genere, ma non necessariamente da me. E non avrei voluto incoraggiarla, perché non avrei voluto che fossimo coinvolti in qualcosa del genere”.
Interpellata sul caso, anche la Casa Bianca ha dichiarato che Joe Biden non era al corrente che il figlio avesse contattato l’ambasciata a nome di Burisma. Ma secondo il Nyt, non sarebbe chiaro se la diplomazia Usa in Italia abbia effettivamente cercato di intercedere per Hunter Biden, dato che il progetto energetico in Toscana fallì alla nascita.
Le condanne ad Hunter Biden
Un altro caso che rischia di far finire il figlio minore di Joe Biden sotto i riflettori, dopo le condanne ricevute a giugno che potrebbero costargli una pena di 25 anni.
Hunter Biden, infatti, è stato giudicato colpevole da un tribunale del Delaware per tre i capi d’accusa nel processo a suo carico sull’acquisto di un’arma nel 2018 nonostante la dipendenza dalle droghe: il 54enne aveva dichiarato il falso nel modulo per l’acquisto di una pistola, mentendo sul fatto di non essere consumatore abituale di sostanza stupefacenti.