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Gino Cecchettin ricorda la notte in cui Giulia è stata uccisa da Filippo Turetta: il dettaglio della tesi

Gino Cecchettin, padre di Giulia, la ragazza 22enne uccisa dall'ex fidanzato Filippo Turetta, ricostruisce la drammatica giornata dell'11 novembre

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Roberto Vivaldelli

GIORNALISTA

Giornalista professionista esperto di relazioni internazionali e geopolitica, scrive anche di attualità, cultura ed economia. Collaboratore di diverse testate nazionali, ha scritto due libri e curato la pubblicazione in italiano di un saggio del politologo statunitense John J. Mearhseimer.

Gino Cecchettin, padre di Giulia, la 22enne di Vigonovo trovata morta il 18 novembre scorso sulle sponde del lago di Barcis, uccisa dall’ex compagno Filippo Turetta, ricorda la tragica notte dell’11 novembre, quando sua figlia scomparve insieme all’ex fidanzato.

Il ricordo del padre di Giulia

In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Gino Cecchettin ricostruisce la notte in cui Giulia è stata uccisa da Filippo Turetta, che ora si trova in carcere in attesa di essere giudicato per l’omicidio della ex fidanzata.

“Quel sabato siamo stati a pranzo insieme. Poi lei è andata in camera sua. Le ho chiesto dalle scale che avrebbe fatto dopo e lei mi ha detto: ‘Forse stasera non torno a cena’. Non le ho chiesto di più. Era una ragazza di grande responsabilità, che non aveva mai dato un problema, concentrata. Io non sapevo delle tensioni con Filippo” spiega Gino Cecchettin al Corriere della Sera.

La sera dell’11 novembre

Quella sera, osserva Gino Cecchettin, “io dovevo andare a prendere Davide in centro. Aspettando il momento mi sono addormentato qui, sul divano. Quando mi sono svegliato erano le undici e trequarti. Sono tornato e lei non c’era, ma non avevo alcuna ragione per preoccuparmi, capitava, il sabato sera”

E ancora: “Non avevo sonno e mi sono messo, come eravamo d’accordo, a correggere la sua tesi. Le ho mandato uno screenshot di un errore e solo allora mi sono accorto che era l’una e quarantacinque. Ho pensato che la mattina dopo l’avrei rimproverata, ma quando mi sono alzato non c’era e da allora è cominciato tutto”.

In questa casa, racconta Gino Cecchettin, “eravamo tre a due. Ora, con Elena a Vienna, siamo rimasti Davide ed io, ma ce la caveremo. I miei ragazzi sono forti. Elena ha ignorato gli assurdi attacchi che ha ricevuto, ma si è sentita riscaldata dall’immensa ondata di coscienza civile di affetto che le sue parole hanno determinato nel Paese”.

Gino Cecchettin durante i funerali di Giulia nella Basilica di Santa Giustina a Padova, 5 dicembre 2023

L’impegno civico: “Ora una Fondazione”

“Vorrei preservare questa casa come la dimora di noi cinque. Il dolore ce l’ho dentro e mi accompagnerà. Ma ciò che mi preme ora è fare in modo che, finita l’emozione, non ci si torni ad assopire” racconta il padre di Giulia al Corriere della Sera.

“Noi italiani siamo bravi ad avere slanci civili ma siamo anche capaci di dimenticare in fretta – dice ancora -. Il rumore è il campanello che ogni mattina ci deve tenere svegli e farci chiedere cosa abbiamo fatto per far finire i femminicidi”.

E sull’impegno civico, chiarisce: “Quando ho parlato di un impegno civico ho voluto dire che, con una Fondazione o in altro modo, io voglio dedicare la mia vita a far sì che non ci sia un’altra Giulia. Per me bisogna partire dall’educazione”.

Fonte foto: ANSA/INSTAGRAM

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