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Gilda Sportiello deputata M5S e il racconto dell'aborto alla Camera: "Nessuna donna deve essere attaccata"

Gilda Sportiello, deputata M5S, intervenendo alla Camera ha rivelato di aver abortito e si è scagliata contro il governo

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Mirko Vitali

GIORNALISTA

Giornalista esperto di politica e attualità, attento anche ai temi economici e alle dinamiche del mondo dello spettacolo. Dopo due lauree umanistiche e il Master in critica giornalistica, lavora e collabora con diverse testate e realtà editoriali nazionali

Gilda Sportiello, deputata del M5s, è intervenuta in aula alla Camera e si è scagliata contro l’emendamento della maggioranza che ha aperto alla presenza dei movimenti pro-vita nei consultori.

La parlamentare, durante il suo discorso, ha rivelato di aver abortito 14 anni fa.

La deputata del M5S Gilda Sportiello interviene alla Camera e rivela di aver abortito

Sportiello, che tra l’altro è anche la prima parlamentare ad aver allattato in aula il suo neonato, ha usato toni duri per criticare il sopracitato emendamento.

Un’immagine di Gilda Sportiello mentre allatta alla Camera

“Siamo noi donne che scegliamo se essere madri o se non essere madri. Voi vi dovreste solo vergognare”, ha tuonato la deputata nel suo intervento in aula.

Sportiello: “Non mi sento né colpevole né mi vergogno”

“Sono madre, ho scelto di essere madre – ha aggiunto -. Quattordici anni fa però ho scelto di abortire e sapete perché lo dico qui, nel luogo più alto della rappresentanza democratica di questo Paese, in cui ancora oggi a qualcuno tremano le gambe quando si parla di aborto?”

“Perché non vorrei che nessuna donna che in questo momento volesse abortire si sentisse attaccata da questo Stato. Perché, quando mi guardo allo specchio, non mi sento né colpevole né mi vergogno”, ha concluso Sportiello.

L’emendamento e le proteste

L’emendamento a cui si è riferita la deputata del M5S è quello infilato nel dl Pnrr, all’art 44, a prima firma di Lorenzo Malagola di Fratelli d’Italia, su cui il governo ha posto la fiducia.

L’emendamento prevede che le Regioni, nell’organizzare i servizi dei consultori, possano “avvalersi, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, anche del coinvolgimento di soggetti del Terzo settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità”.

In pratica, permette alle associazioni pro-life, cioè antiabortiste, di entrare nelle strutture dove le donne possono avviare la pratica per l’interruzione di gravidanza. La vicenda ha innescato un’ondata di proteste.

Fonte foto: ANSA

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