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CRONACA NERA

Femminicidio Giada Zanola, non aveva denunciato Andrea Favero per paura: cosa emerge dai racconti

Andrea Favero avrebbe commesso il femminicidio di Giada Zanola al culmine di una lunga serie di maltrattamenti domestici. La donna non denunciava per il figlio

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Mauro Di Gregorio

GIORNALISTA

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Approdato a QuiFinanza e Virgilio Notizie dopo varie esperienze giornalistiche fra Palermo e Milano. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Emergono nuovi dettagli in merito al femminicidio di Giada Zanola, la 34enne gettata giù da un cavalcavia dal camionista 39enne Andrea Favero. Secondo le testimonianze, l’uomo era violento e Giada viveva da tempo nel terrore. Se non aveva ancora lasciato il convivente, e se non l’aveva denunciato, è solo perché temeva di perdere il figlio di tre anni.

Storia al capolinea fra Giada Zanola e Andrea Favero

“Non aveva mai voluto denunciare perché aveva paura dell’intervento dei servizi sociali”, ha raccontato Renato, l’uomo con il quale Giada aveva da poco intrecciato una relazione.

Così la donna viveva nel terrore, in una situazione domestica in cui le violenze e le umiliazioni erano continue. Fino al 29 maggio scorso, quando il convivente l’ha gettata nel vuoto da un cavalcavia dell’autostrada A4 nel Padovano.

Nella foto, una macchina della polizia sul cavalcavia lungo l’autostrada A4 dal quale Andrea Favero ha gettato la convivente Giada Zanola.

“Mi aveva confidato che restava a vivere con Andrea per via del figlio, che per lei aveva la priorità su tutto”, ha raccontato Renato agli agenti della squadra mobile di Padova, come riporta La Repubblica. “Perché lui era manesco e l’aveva presa per il collo una volta prima della nascita del figlio e una volta dopo”.

Si attendono i risultati dei test

Andrea Favero è in carcere da tre mesi. Gli investigatori attendono ancora i risultati definitivi sui tranquillanti che l’uomo avrebbe somministrato di nascosto a Giada, anche la notte in cui l’ha lasciata cadere dal cavalcavia.

L’ultimo litigio prima del femminicidio

Renato ha poi raccontato l’incontro con Giada avvenuto il 27 maggio, due giorni prima del femminicidio. “Quel giorno ci eravamo incontrati perché volevo accertarmi delle condizioni di Giada, visto che mi aveva mandato delle foto di alcuni lividi”, ha spiegato alla polizia.

Secondo il racconto, la donna e il convivente avevano avuto un violento litigio, l’ennesimo. Giada aveva trovato il coraggio di dire la verità al convivente: “Frequento un altro uomo, sto con te solo per il bambino”.

Dopo la rivelazione, Favero sarebbe stato invaso dall’ira e avrebbe sbattuto Giada contro una porta. Il litigio sarebbe andato avanti se il bimbo di tre anni non fosse entrato nella stanza piangendo per la paura. Solo in quel momento l’uomo si sarebbe deciso a calmarsi. Due giorni dopo Giada è stata scaraventata giù da un cavalcavia.

Fonte foto: ANSA / Instagram lady_lulo_o

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