Femminicidio Giada Zanola, il compagno la drogava per avere un figlio? Trovate benzodiazepine nel sangue
Femminicidio di Vigonza, trovate tracce di benzodiazepine nel sangue di Giada Zanola: Andrea Favero l'aveva stordita prima di ucciderla?
Si fanno sempre più inquietanti e, nel contempo, più chiari, i dettagli sul femminicidio di Giada Zanola. La commessa di 33 anni è morta il 29 maggio scorso dopo essere precipitata dal cavalcavia della A4 nel territorio di Vigonza, in provincia di Padova. Gli inquirenti hanno arrestato il compagno Andrea Favero, accusato di aver gettato la donna sull’autostrada al culmine di una lite. Nel sangue della vittima sarebbero state trovate tracce di benzodiazepine, farmaco che la 33enne non assumeva quando era in vita.
Le tracce di benzodiazepine
Come riportano Repubblica e Il Fatto Quotidiano, la tesi del pm di Padova Giorgio Falcone trova nuove conferme dall’autopsia condotta sul corpo di Giada Zanola, la commessa di 33 anni morta nella notte del 29 maggio a Vigonza (Padova) dopo un salto nel vuoto da un cavalcavia sulla A4.
Tra gli elementi che proverebbero la tesi del femminicidio ci sono le tracce di benzodiazepine rinvenute nel sangue della donna. Giada Zanola non assumeva il farmaco, che invece era presente nel prontuario di Andrea Favero per curare i disturbi del sonno.
Nuovi elementi proverebbero che la morte di Giada Zanola fu un femminicidio: nel sangue della 33enne sono state rinvenute tracce di benzodiazepine, che la vittima non assumeva
Eppure nel sangue di Favero non c’è traccia di benzodiazepine. Perché? Gli inquirenti sono al lavoro per fugare anche questo dubbio. Tuttavia, le tracce di psicofarmaco nel sangue di Giada Zanola potrebbero provare che la vittima sia stata stordita prima di incontrare la morte.
Il tassello che combacia con questo dettaglio è la confessione che la stessa Zanola aveva fatto a un’amica il 28 maggio, esattamente 24ore prima di perdere la vita, in uno scambio di messaggi su WhatsApp.
La confessione a un’amica
Pochi giorni prima dei risultati dell’autopsia, che hanno dimostrato la presenza di benzodiazepine nel sangue della 33enne, è emersa una chat in cui Giada Zanola confessava alcune preoccupazioni a un’amica il giorno prima di morire.
“Ho vomitato, ho perso conoscenza per un giorno e mezzo, mi è successo dopo aver bevuto un cocktail che mi ha fatto Andrea”, queste le parole rivolte all’amica. Nella stessa chat, la 33enne riportava il suo timore di aver subito una violenza sessuale da parte del compagno mentre si trovava in stato di incoscienza. Secondo la vittima, con quella violenza Andrea Favero avrebbe tentato di concepire un secondo figlio. La coppia aveva già un bambino di 3 anni.
Andrea Favero somministrava benzodiazepine alla compagna mascherandole in un cocktail? Giada Zanola era sotto l’effetto di psicofarmaci nel giorno della sua morte?
Il video sul cavalcavia
Brevemente, secondo il pm Falcone la morte di Giada Zanola sarebbe sopraggiunta per omicidio e non per suicidio. A rafforzare la tesi della Procura ci sono anche le immagini di una videocamera di sorveglianza puntata sul cavalcavia dal quale la 33enne è saltata nel vuoto.
Dalle immagini si vedono delle ombre. Repubblica riporta che le immagini mostrano la Ford C Max arrivare sul cavalcavia alle 3 del mattino. A bordo ci sono Favero e Zanola. Il traffico sull’autostrada risulta regolare, ma per pochi secondi si dirada fino a scomparire. Un dettaglio che ha dell’ovvio, considerata l’ora dei fatti.
Quando il traffico ritorna regolare, la C Max si allontana e le auto che scorrono sotto il cavalcavia iniziano a rallentare: Giada Zanola è volata dal parapetto ed è stata travolta da un camion. Uno degli inquirenti sottolinea:
Chi decide di suicidarsi non aspetta che la strada sia sgombera dal traffico, semmai si getta da un cavalcavia proprio quando il traffico è intenso. Questo particolare e la sequenza dei movimenti della C Max sono una prova che Favero era sul cavalcavia e che è lui ad averla gettata di sotto.