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Esplosione a Suviana e le ricerche dei dispersi, il drammatico racconto del sommozzatore: "Come la Concordia"

L'esplosione a Suviana ha riportato alla mente dei sommozzatori le operazioni della Concordia. Proseguono le ricerche dei dispersi come "in vita"

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Giorgia Bonamoneta

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, si concentra sulla politica e la geopolitica, scrive anche di economia e ambiente. Laureata in Editoria e Scrittura presso La Sapienza di Roma, ha iniziato a scrivere per una testata impegnata sui diritti civili, prima di lavorare in diverse testate di attualità.

Il sommozzatore responsabile delle ricerche dei dispersi a Suviana, dopo l’esplosione, ha raccontato di come gli interventi siano difficili. “Qualcosa di simile l’ho vista solo dopo il disastro della Costa Concordia” sono state le sue parole. Spiega che non c’è visibilità e che “per fare due metri ci vogliono 20 minuti”, mentre il livello dell’acqua continua a crescere.

Suviana “come la Concordia”

Giuseppe Petrone, responsabile nazione del servizio sommozzatori dei Vigili del Fuoco, è il coordinatore delle squadre a lavoro per la ricerca dei dispersi intrappolati nella centrale idroelettrica di Bargi (tre sono le vittime confermate).

Dal suo racconto si evince che si tratti di uno degli interventi più difficili per il quale sia stato chiamato:

“Qualcosa di simile l’ho vista solo dopo il disastro della Costa Concordia“.

Questo perché, proprio come allora, i sommozzatori stanno procedendo “al tatto” in un ambiente ostile e di totale devastazione (per usare le parole di Petrone).

Per “al tatto” si intende un’operazione in acqua con zero visibilità, in un ambiente nel quale non si vedono le insidie.

“In acqua, oltre a residui di olio e fanghi, qui troviamo anche i resti dell’esplosione, lastre di calcestruzzo, tondini in ferro”, ha aggiunto.


Squadre di soccorso a Suviana non perdono la speranza: cercano dispersi vivi

L’operazione contro il livello dell’acqua

Non è una gara contro il tempo, ma contro il livello dell’acqua (che i politici stanno seguendo con apprensione). I sommozzatori riescono a scendere di appena due metri ogni 20 minuti, ma la situazione è resa difficile dal livello dell’acqua che continua a crescere. Infatti nel tempo, oltre il piano decimo e nono, si è allagato anche l’ottavo. Il ritmo di crescita è di 25 centimetri l’ora.

L’operazione, come spiega Petrone, avviene via cavo (detto ombelicale) al quale sono collegati per ricevere acqua e trasmettere a loro volta le immagini dalle telecamere.

L’ipotesi dei sommozzatori

Per gli esperti sommozzatori, che hanno percorso anche la parete esterna per verificare se l’acqua entrasse dai punti di scarico delle turbine verso il lago, non è facile ipotizzare cosa sia successo alla centrale di Suviana. “Dalle ultime verifiche riteniamo che l’acqua non entrerebbe dalle turbine di scarico, ma dai condotti di alimentazione a monte della centrale”, tenta una ricostruzione Petrone. Sembra infatti che non ci siano falle nella struttura.

La ricerca dei dispersi prosegue sul nono piano. “Noi resteremo qui fino a quando non riusciremo a trovarli tutti”, conferma il sommozzatore. Le speranze sono poche, ma i soccorritori stanno lavorando come se stessero cercando delle persone ancora in vita.

Fonte foto: ANSA
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