Dote ai 18enni, Draghi gela Letta. L'affondo di Salvini

Il segretario del Pd Enrico Letta, su 7, il settimanale del Corriere della Sera in edicola venerdì 21 maggio, ha lanciato una proposta di tassare l’1% delle persone più ricche del Paese per garantire una dote a tutti i diciottenni. “Per la generazione più in crisi un aiuto concreto per studi, lavoro, casa. Per essere seri va finanziata non a debito (lo ripagherebbero loro) ma chiedendo all’1% più ricco del paese di pagarla con la tassa di successione“, ha scritto Letta su Twitter.

Ma la proposta è stata immediatamente bloccata dal premier Mario Draghi, che durante la conferenza stampa di presentazione del decreto Sostegni bis ha dichiarato: “Non ne abbiamo mai parlato, non l’abbiamo mai guardata ma non è il momento di prendere i soldi ai cittadini ma di darli“.

Dote ai 18enni, in cosa consiste la proposta di Letta

Letta aveva articolato così la sua idea, sottolineandone l’obiettivo di contenere la fuga di cervelli: “Il mio sogno è trattenere i ragazzi italiani in Italia, senza però farli restare in casa con mamma e papà fino a trent’anni”.

“Il problema principale del nostro Paese – ha poi osservato Letta – è che non fa più figli. Ci vuole una dote per i giovani, finanziata con una parte dei proventi della tassa di successione, e un accesso ai mutui-abitazione anche per chi non ha genitori in grado di fornire garanzie”.

L’attacco di Salvini

La proposta ha subito incontrato le critiche del leader della Lega Matteo Salvini, che su Twitter ha scritto: “Anche in questa circostanza c’è piena sintonia con il premier Draghi, se c’è una cosa di cui l’Italia non ha bisogno sono nuove tasse. Letta e il Pd si rassegnino“.

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