Crisi di governo, Tabacci rinuncia: "Il premier si dimetta"
Il senatore centrista primo sponsor del governo "Conte-ter" non è riuscito nell'impresa di radunare un gruppo di "costruttori"
“Ho fatto quello che potevo ma i numeri restano incerti e a questo Paese non serve una maggioranza raccogliticcia” dice così in un’intervista a Repubblica, il senatore centrista Bruno Tabacci, che più di tutti si è speso negli ultimi giorni per procurare al presidente del Consiglio Giuseppe Conte un gruppo di senatori a sostengo del suo governo.
“A Conte ho suggerito un gesto di chiarezza: dimettersi per formare un nuovo governo. E se non ci riesce, si va al voto. Per vincere” ha aggiunto l’onorevole, il quale però ha confessato la sensazione che le elezioni siano sempre più vicine.
Nonostante sia riuscito a radunare 13 deputati nel gruppo alla Camera “Centro democratico-Italiani in Europa“, con l’inserimento dell’ex Forza Italia Renata Polverini, che ha votato la fiducia contro le direttive di Silvio Berlusconi, la stessa impresa non è andata in porto al Senato, dove i numeri per il governo sono più risicati.
“È passata l’idea di Renzi che tanto non si va a votare e arriva Draghi” ha spiegato Tabacci motivando il fallimento del suo piano.
“I numeri al momento non si sono materializzati. Al Senato siamo vicini, ma non è che se arriviamo a 161 risolviamo il problema, siamo onesti” ha detto ancora il senatore ex Dc, gettando la spugna.
Secondo Tabacci esiste il rischio concreto che la maggioranza venga battuta già nella settimana entrante, quando il ministro Alfonso Bonafede presenterà in Aula la relazione sulla giustizia: “Lo ritengo un passaggio più pericoloso di quello appena vissuto: perché alla questione politica generale se ne unisce una di merito, su un tema divisivo. Ma non mi limiterei a questo rischio: possiamo andare avanti, ad esempio, con maggioranze risicatissime nelle commissioni?”.
Per l’onorevole di lungo corso Bruno Tabacci non rimangono altre vie d’uscita: “Conte resta l’elemento imprescindibile di stabilità per la coalizione. Ma se la maggioranza non c’è deve prenderne atto prima di mercoledì: deve dimettersi e cercare di costruire un altro governo, con personalità autorevoli. Con un passaggio formale, di chiarezza: chiamiamo tutti alle proprie responsabilità. E se non ci sono le condizioni si va alle urne.”
“L’hanno fatto in America e in Olanda, si può fare pure qui. E mi creda, con Conte al centro, alla guida di una sua lista e al vertice della coalizione, la partita è pienamente aperta – sostiene ancora il senatore. Io non credo ai sondaggi. Vista la pandemia, riconosciuta l’importanza dell’Europa in questa fase, quanti elettori davvero vogliono consegnare il Paese a Salvini?”