Covid-19, esistono 6 tipi: come riconoscerli dai sintomi
Dai dolori addominali ai sintomi respiratori, fino alla fatica cronica: ci sono sei tipi diversi di Covid-19
La Covid-19 non è soltanto una, ne esistono ben sei tipologie diverse che si possono distinguere in base alla gravità e ai sintomi. A fare chiarezza ci ha pensato uno studio, ancora non sottoposto ad una rivista accademica, messo a punto in base ai dati di un’app in cui i pazienti dovevano inserire i sintomi accusati.
In questo modo, i ricercatori hanno analizzato i dati dell’applicazione con un algoritmo, arrivando a sei differenti tipi di pazienti. Ne dà notizia l’Ansa. I sei tipi individuati sono rilevati in base ai sintomi, non in base ai diversi ceppi del coronavirus.
Il primo tipo di Covid-19 è stato chiamato “simil influenza senza febbre” ed è caratterizzato non solo dai sintomi classici influenzali ma anche dalla perdita del senso del gusto.
Il secondo tipo è quello “similinfluenzale con febbre” e si distingue dal precedente per sintomi quali la raucedine e la perdita di appetito.
Il terzo tipo di malattia associata al coronavirus è “gastrointestinale” perché non presenta tosse o sintomi respiratori di a altro genere ma diarrea o dolori intestinali.
Se le prime tipologie di Covid-19 sono definite “lievi”, le altre tre sonore forme più gravi.
Il quarto tipo di Covid-19, infatti, oltre a sommare molti dei sintomi delle altre è contraddistinta dalla fatica cronica e può avere risvolti severi. Tuttavia, solo l’1,6% dei pazienti arriva ad aver bisogno del supporto respiratorio.
Nel quinto tipo di infezione associata al coronavirus, invece, si assiste all’insorgere di uno stato confusionale e nell’ultimo tipo, il sesto, appaiono sintomi gravi respiratori e addominali. In questo caso, il supporto respiratorio serve al 20% dei pazienti.
Claire Steves del King’s College di Londra, l’autrice principale della ricerca, ha spiegato: “Questa scoperta ha implicazioni importanti per la terapia e per il monitoraggio delle persone più vulnerabili al Covid-19”.
“Se si può predire al quinto giorno di malattia di che tipo di paziente si tratta – ha aggiunto – c’è tempo per un supporto precoce, come il monitoraggio dell’ossigeno nel sangue e dei livelli di zuccheri”.