Coronavirus, bollettino Spallanzani: nuovi casi sospetti
I casi confermati di infezione da coronavirus sono 3. La coppia di cinesi è ancora 'in terapia intensiva'
Proseguono visite e test sul Coronavirus allo Spallanzani che ha diffuso un nuovo bollettino quotidiano, facendo il punto sulla situazione dei pazienti. “Sono stati valutati a oggi – rende noto l’istituto – presso la nostra accettazione 66 pazienti sottoposti al test per la ricerca del nuovo coronavirus. Di questi, 57, risultati negativi al test, sono stati dimessi. Nove pazienti sono tutt’ora ricoverati, 3 sono casi confermati (la coppia cinese attualmente in terapia intensiva ed il giovane proveniente dal sito della Cecchignola), 5 sono pazienti sottoposti a test per la ricerca del nuovo coronavirus in attesa di risultato. Un solo paziente rimane comunque ricoverato per altri motivi clinici”.
I casi confermati di infezione da coronavirus sono 3. I due cittadini cinesi provenienti dalla città di Wuhan sono sempre “ricoverati nella terapia intensiva” dell’istituto e le loro condizioni cliniche “sono stabili con parametri emodinamici invariati. Continuano la terapia antivirale e la prognosi resta riservata”.
Il terzo caso di infezione riguarda invece “le condizioni di salute del cittadino italiano di ritorno dalla città di Wuhan”, le cui condizioni “sono buone”. Il paziente, si legge sempre sul bollettino, è “asintomatico. Continua la terapia antivirale”.
Coronavirus, Niccolò rientra in Italia da Wuhan: atterraggio previsto nella giornata di domani
Lo studente di Gorizia, Niccolò, che era rimasto bloccato a Wuhan, sta tornando in Italia. Domani è previsto il suo arrivo: destinazione finale, l’Istituto Spallanzani dove sarà ricoverato e dove rimarrà per la quarantena. Come riporta l’Ansa, il giovane è in buone condizioni e, dopo i test effettuati, è risultato negativo al coronavirus.
Il suo rientro avverrà seguendo le procedure previste per il trasporto dei pazienti in ‘alto biocontenimento‘, grazie all’allestimento del Boeing dell’Aeronautica Militare. Si tratta di un protocollo di massima sicurezza di cui si sentì parlare per la prima volta durante l’emergenza Sars.