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CRONACA NERA

Bambina di 18 mesi morta di stenti dopo sei giorni, l'ipotesi delle benzodiazepine e le parole della madre

Ha provato a rianimarla, poi sono arrivati i soccorsi. Per sei giorni nessuno ha sentito Diana piangere. Le prime dichiarazioni di Alessia Pifferi

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Luca Mastinu

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, scrive di cronaca nera e attualità. Muove i primi passi nel fact checking per poi appassionarsi al mondo dell'informazione. Collabora con altre testate e siti web, esperto di musica.

A soli 18 mesi è morta di stenti dopo essere stata lasciata da sola per sei giorni dalla madre, Alessia Pifferi, nell’abitazione di via Carlo Parea a Ponte Lambro (Milano). Sono state rese note, ora, le prime dichiarazioni della 36enne dall’interrogatorio con gli inquirenti.

Le dichiarazioni della madre

Nella giornata di giovedì 21 luglio, stando alle prime notizie sulla tragedia consumatasi a Ponte Lambro, erano emerse le prime parole pronunciate da Alessia Pifferi dopo l’arresto.

“Sapevo che poteva andare così”, aveva detto al pm di turno Francesco Da Tommasi.

L’abitazione di Alessia Pifferi in via Parea, Ponte Lambro, Milano

Proprio il dottor Da Tommasi, insieme agli agenti della Squadra Mobile, ha incalzato Alessia Pifferi con tutte le domande necessarie a risalire ai motivi del gesto.

Come scrive ‘Repubblica’, Da Tommasi ha chiesto: “Ma lei pensava che bastasse un biberon per sfamare sua figlia? Lei sa che conseguenze può avere l’assenza di cibo e di liquidi, specie con alte temperature? Sa che conseguenze può avere un digiuno prolungato in un bimbo di un anno e mezzo?”.

Diana – questo il nome della piccola – era stata infatti lasciata su un lettino di campeggio con accanto un biberon e un flacone di benzodiazepine vuoto per metà.

Alla domanda Alessia Pifferi ha risposto: “Sì. A parte la disidratazione, la morte“.

Ancora, la giovane madre subito dopo il ritrovamento del corpo ha aggiunto: “Quando ho lasciato mia figlia da sola a casa non ero tranquilla perché sapevo di fare una cosa che non andava fatta. Non ero tranquilla perché poteva succedere qualsiasi cosa, sia con riferimento al cibo che ad altro. Inoltre mi preoccupavo che dovesse essere pulita e che sarebbe potuto capitare qualunque cosa”.

Nel corso dell’interrogatorio avvenuto nella notte tra mercoledì 20 luglio e giovedì 21, Alessia Pifferi ha mantenuto un atteggiamento lucido e composto, senza mai piangere né cedere a momenti di emotività.

L’allontanamento prolungato

Come già riferito da tutti gli organi di stampa, Diana è stata lasciata da sola per sei giorni.

Giovedì 14 luglio Alessia Pifferi si sarebbe allontanata per raggiungere il compagno a Leffe (Bergamo), un elettricista che però non è il padre della bambina.

Prima di lasciare la casa, Alessia avrebbe fatto il bagnetto alla piccola per poi vestirla con abiti puliti.

Mercoledì 20 luglio la donna è rientrata a casa e ha trovato la sua bambina morta.

Il compagno residente a Leffe sarebbe all’oscuro di tutto. A lui, scrive sempre ‘Repubblica’, Alessia avrebbe raccontato che in quei giorni la piccola Diana sarebbe stata in compagnia della sorella, anch’ella residente a Milano, per trascorrere qualche giorno al mare.

Il racconto sul rientro

Agli inquirenti, ovviamente, Alessia Pifferi ha raccontato il momento in cui è rientrata a casa e ha trovato la figlia ormai cadavere.

Secondo il suo racconto, in un primo momento avrebbe bagnato la testa della piccola per rinfrescarla per poi tentare di rianimarla con un massaggio cardiaco.

A quel punto avrebbe chiesto aiuto a una vicina. Quest’ultima, infine, ha chiamato i soccorsi.

Le cause della morte e le ipotesi degli inquirenti

In attesa dell’autopsia, gli inquirenti battono l’ipotesi di una morte “per stenti e mancanza del necessario accudimento”.

In un estratto della richiesta di convalida del fermo riportato da ‘Repubblica’ si legge che la piccola Diana sarebbe morta “a causa chiaramente del digiuno prolungato e della conseguente mancata assunzione di cibo e liquidi a ciò devono aggiungersi le alte temperature di questo periodo”.

A insospettire gli inquirenti, soprattutto, è quella boccetta di En, un ansiolitico a base di delorazepam, principio attivo della classe delle benzodiazepine.

I vicini, interrogati dagli investigatori, hanno riferito che per tutto il tempo dell’assenza di Alessia Pifferi non avrebbero mai sentito il pianto della bambina.

Gli investigatori, dunque, non escludono che la piccola Diana abbia ingerito una certa quantità del farmaco dal biberon preparato dalla madre e lasciato accanto a lei prima di lasciare la casa.

Fonte foto: ANSA

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