Giuseppe Conte sul salario minimo bocciato dalla maggioranza, l'ex premier sbotta e strappa il testo: il video
La Camera boccia l'emendamento delle opposizioni sul salario minimo, scoppia la bagarre in Aula, Conte e Schlein all'attacco del governo
Giuseppe Conte strappa platealmente in Aula il testo della proposta di legge sul salario minimo. È bagarre alla Camera dei deputati dopo che è stato bocciato l’emendamento unitario delle opposizioni per l’introduzione del salario minimo. “Meloni ha gettato la maschera” attacca il leader del Movimento Cinque Stelle, mentre la segretaria del Pd Elly Schlein parla di “lavoratori pugnalati alle spalle” e prerogative delle opposizioni “umiliate”.
- Salario minimo bocciato dalla Camera
- Schlein: "La maggioranza arrogante ha svuotato la proposta"
- Conte strappa il testo dell'emendamento
- Fratoianni: "Schiaffo al Parlamento"
- La ministra Calderone: no bocciatura, è un "percorso diverso"
Salario minimo bocciato dalla Camera
Con 149 voti contrari e 111 favorevoli, nella giornata di martedì 5 dicembre l’aula della Camera ha bocciato l’emendamento delle opposizioni sul salario minimo legale.
Un evento atteso dopo che la maggioranza ha approvato in commissione Lavoro un maxi-emendamento della destra che sostituisce il testo unitario delle opposizioni e sopprime di fatto la proposta di legge sulla paga minima oraria di 9 euro.
L’emendamento firmato da Walter Rizzetto di FDI sostituisce il testo delle opposizioni e affida al governo una delega per trovare entro sei mesi un meccanismo per garantire “retribuzioni eque”.
E allora alla Camera scoppia la bagarre, con i leader dei partiti di opposizione che si scagliano contro la maggioranza e ritirano le proprie firme dal testo della proposta di legge.
Schlein: “La maggioranza arrogante ha svuotato la proposta”
Questa, afferma Elly Schlein in Aula, “non è più la proposta di salario minimo delle opposizioni: la maggioranza ha svuotato la proposta di ogni significato con la consueta arroganza. Togliamo le nostre firme: non nel nostro nome state tradendo le attese dei lavoratori che avete pugnalato alle spalle“.
“Il governo ha scelto di sottrarre al Parlamento il diritto di discutere e di votare. Questa è l’idea di democrazia del governo Meloni”, attacca la leader Pd, che rincara la dose: “La Costituzione non vi autorizza ad abusi di potere sulle minoranze”.
“Avete scelto definitivamente da che parte stare – conclude Schlein – chi rappresentare, quali interessi difendere. Doveva essere un governo dalla parte degli italiani, siete solo dalla parte degli sfruttatori, e avete dato uno schiaffo agli sfruttati”.
Conte strappa il testo dell’emendamento
Anche Giuseppe Conte annuncia di ritirare la sua firma dalla proposta di legge sul salario minimo: “Ritiro la firma da questo provvedimento perché state facendo carta straccia del salario minimo“.
E a un certo punto il leader cinque stelle strappa platealmente il testo dell’emendamento Rizzetto che ha svuotato la proposta di legge delle opposizioni.
“Dopo vari balletti, vari teatrini e rinvii, espedienti di varia natura e stratagemmi di vario ordine, il presidente Meloni ha gettato la maschera e ha votato no al salario minimo legale”.
“Con la stessa arroganza – conclude Conte – con cui fermano i treni dei ministri, oggi fermano la speranza di quasi 4 milioni di lavoratori pagati 3 o 4 euro l’ora a cui avremmo potuto aumentare lo stipendio”.
Fratoianni: “Schiaffo al Parlamento”
Contro il governo Meloni anche Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi Sinistra: “Si può fare tutto o quasi nella dialettica parlamentare, quello che non va bene è trasformare un testo d’iniziativa parlamentare delle opposizioni in una legge delega del governo, è uno schiaffo al Parlamento“.
Sulla stessa linea il segretario di +Europa, Riccardo Magi, che così si rivolge alla maggioranza: “Non avete il coraggio di pigiare il tasto rosso e affossare un provvedimento ragionevole che avrebbe dato una risposta a milioni di lavoratori”.
La ministra Calderone: no bocciatura, è un “percorso diverso”
In mattinata la ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, ha dichiarato che non si tratta di una bocciatura del salario minimo da parte del Governo Meloni, che con la legge delega “individua un percorso diverso“.
“È una questione di salario dignitoso – ha detto – che non sia solo rappresentato dalla definizione di un numero ma che guardi alla dignità della contrattazione collettiva”.