NOTIZIE
STORIE

Alberto Trentini arrestato in Venezuela, la madre Armanda non lo sente dal 15 novembre: "Siamo disperati"

Alberto Trentini, cooperante di una ong, è stato arrestato in Venezuela a metà novembre: la famiglia, così come l'ambasciata, da allora non ha alcuna notizia

Pubblicato:

Simone Vazzana

GIORNALISTA

Giornalista professionista, è caporedattore di Virgilio Notizie. Ha lavorato per importanti testate e tv nazionali. Scrive di attualità, soprattutto di Politica, Esteri, Economia e Cronaca. Si occupa anche di data journalism e fact-checking.

Cecilia Sala è riuscita a tornare dopo 21 giorni, di Alberto Trentini non si sa nulla dal 15 novembre. Due mesi. Il cooperante è stato arrestato in Venezuela, il suo caso è rimasto sotto silenzio fino all’interrogazione parlamentare presentata dal Pd al ministro degli Esteri, Antonio Tajani. La madre Armanda è disperata: il figlio avrebbe problemi di salute e non avrebbe con sé le medicine.

L’appello dei genitori di Alberto Trentini, parla la madre: “Siamo disperati”

Il ritorno a casa di Cecilia Sala è stata una notizia bellissima per l’Italia, ma deve aver lasciato l’amaro in bocca ai genitori di Alberto Trentini, che non hanno notizie del figlio da due mesi.

La madre Armanda, raggiunta al telefono dall’Ansa, ha confessato che lei e il marito sono “molto provati. Non sento mio figlio da due mesi, da quando lo hanno portato via. Lui ora è ostaggio di quel Paese, ma è solo una pedina. Bisogna forzare il silenzio su questa vicenda, forse l’interrogazione parlamentare ha cominciato a smuovere le coscienze”, ha spiegato la donna, riferendosi alla richiesta del Pd di far luce sulla sparizione del cooperante italiano.

La casa dei genitori di Alberto Trentini, al Lido di Venezia

E ancora:

“Dal 15 novembre scorso, quando Alberto è partito, siamo nel silenzio. Sessanta giorni, e sessanta notti, senza avere una notizia, io e mio marito siamo nell’angoscia. Mio figlio era solito durante ogni sua missione mandarci un messaggio e la localizzazione del luogo in cui arrivava. Questa volta non abbiamo saputo niente. È un figlio speciale, siamodisperati. È speciale per tutto quello che ha fatto in questi anni, aiutando gli altri. Mi diceva sempre che la più grande soddisfazione era vedere il sorriso delle persone che aiutava, gente, i caminantes in fuga dal Venezuela che arrivavano da loro con le scarpe sbriciolate”.

La nota dell’avvocato della famiglia Trentini

Dopo le parole della madre è arrivata la nota dell’avvocato della famiglia Trentini, che ha capito di dover sfruttare i riflettori che, finalmente, dopo due mesi, si sono accesi sul figlio.

Questo il comunicato della legale, Alessandra Ballerini, e dei familiari del cooperante veneto:

“Nel pieno rispetto della sovranità territoriale del Governo venezuelano e senza voler interferire nella diplomazia delle relazioni tra Italia e Venezuela, invochiamo l’attenzione di tutte le istituzioni dei due Paesi circa la drammatica situazione di Alberto Trentini e chiediamo la sua liberazione affinché possa tornare a casa e all’affetto dei suoi familiari e amici. Alberto è un cooperante e proprio questa sua missione umanitaria in Venezuela deve costituire un ponte di dialogo che consenta di raggiungere il risultato del suo pronto rientro in Italia. Lo chiediamo con forza e speranza. La tradizione di familiarità tra italiani, una delle più importanti comunità nel paese sudamericano, e venezuelani impone questo segnale di pacificazione”.

La richiesta di Tajani al Venezuela

Dopo l’interrogazione parlamentare presentatagli dal Pd, mercoledì 15 gennaio il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha reso noto di aver convocato “l’incaricato d’affari del Venezuela per protestare con forza per la mancanza di informazioni sulla detenzione del cittadino italiano Alberto Trentini e per contestare l’espulsione di 3 nostri diplomatici da Caracas”

↓ Espandi ↓

In merito ai diplomatici espulsi, l’Unione europea si è scagliata contro il Venezuela per aver deciso di “ridurre sostanzialmente il personale diplomatico accreditato di diversi Stati membri a Caracas. Siamo pienamente solidali con gli Stati membri colpiti. L’Ue sollecita l’immediata revoca di questa azione unilaterale e inaccettabile, che serve solo a rafforzare l’isolamento internazionale del Venezuela e a minare le relazioni bilaterali con l’Ue e i suoi Stati membri”.

Oltre all’Italia, infatti, sono coinvolte anche Francia e Olanda: il Venezuela ha deciso di ridurre a 3 il numero di diplomatici che possono assere accreditate nelle rispettive ambasciate.

Una vera e propria ritorsione a causa della risposta “ostile” dei Governi all’insediamento del presidente Nicolas Maduro per un terzo mandato.

Il ministero degli Esteri venezuelano ha aggiunto che i diplomatici avrebbero bisogno di “autorizzazione scritta per viaggiare per più di 40 chilometri da Plaza Bolivar” nel centro di Caracas.

Il regime di Maduro, al terzo mandato consecutivo dal 2013, è iniziato ufficialmente venerdì 10 gennaio e proprio una settimana fa un cittadino italo-venezuelano era stato arrestato – per poi essere liberato dopo alcune ore – sempre al confine con la Colombia, insieme ad altre 7 persone di nazionalità straniera: secondo Il Post, questo tipo di mosse servono per negoziare con i Paesi di appartenenza, per chiedere qualcosa in cambio.

Cosa sappiamo sull’arresto di Alberto Trentini

Alberto Trentini è un cooperante italiano.

Il 15 novembre 2024 è stato arrestato in Venezuela, al confine con la Colombia, durante una missione con l’ong Humanity and Inclusion, il cui obiettivo è portare aiuti umanitari alle persone con disabilità.

Oltre a lui è stato fermato anche l’autista della ong che lo stava accompagnando da Caracas a Guasdualito.

Come confermato dai familiari, Trentini soffre di problemi di salute e non avrebbe con sé le medicine necessarie: dal 15 novembre nessuno, nemmeno l’ambasciatore italiano, è riuscito a contattarlo o a ricevere notizie sulla sua condizione.

L’ong ha spiegato che il 45enne è stato arrestato nello stato meridionale di Apure e ha diffuso questo comunicato:

“Da quando abbiamo ricevuto la notizia dell’arresto del nostro operatore umanitario e del conducente che lo accompagnava, ci siamo mobilitati per ottenere la loro liberazione, ma per non interferire nei procedimenti in corso non abbiamo ulteriori commenti da fare in questo momento”.

L’ong è uscita allo scoperto dopo settimane rispettando infatti la richiesta del silenzio stampa avanzata dalla famiglia, un po’ come accaduto nel caso di Cecilia Sala.

La petizione online per chiedere il rilascio

Sulla piattaforma Change.org è stata lanciata una petizione per chiedere la liberazione di Alberto Trentini.

A promuoverla è stata una sua amica, Maria Giulia Palazzo:

“A quasi due mesi dal fermo non è stato ancora possibile verificare le sue condizioni di detenzione e di salute fisica e mentale. Chiediamo alle istituzioni italiane, europee e alle Nazioni Unite il massimo impegno e di agire con urgenza per ottenere il suo rilascio immediato e la piena tutela dei suoi diritti fondamentali; assicurare regolare assistenza consolare, legale e medica; permettere contatti regolari con i familiari, avvocati e rappresentanza consolare. Alberto si trovava in Venezuela per svolgere il suo lavoro come operatore umanitario sul campo, una missione che negli ultimi vent’anni lo ha visto impegnato con professionalità e dedizione. Ribadiamo con forza il principio fondamentale della protezione degli operatori umanitari ovunque nel mondo”.

Fonte foto: LinkedIn Alberto Trentini

© Italiaonline S.p.A. 2025Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963