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Zecca marginata trovata sull'altopiano del Carso in Friuli-Venezia Giulia: il parassita insegue la sua preda

Accertata la presenza della zecca marginata sull'altopiano del Carso in Friuli-Venezia Giulia. Il parassita è più grande delle zecche comuni e insegue le sue prede

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Mauro Di Gregorio

GIORNALISTA

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Approdato a QuiFinanza e Virgilio Notizie dopo varie esperienze giornalistiche fra Palermo e Milano. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Sull’altopiano del Carso, in Friuli-Venezia Giulia, è stata certificata la presenza della zecca marginata il cui nome scientifico è Hyalomma marginatum. Il parassita è noto anche come “zecca gigante”, date le sue dimensioni. Un’altra sua particolarità è quella di inseguire la sua preda.

Zecca marginata in Friuli-Venezia Giulia

Non è la prima volta che viene trovata in Italia qualche zecca marginata. Nelle altre occasioni, tuttavia, si era trattato di esemplari di importazione. La Hyalomma marginatum è infatti originaria di alcune zone del nord Africa e del Medio Oriente.

Stavolta i ricercatori del Museo civico di storia naturale di Trieste hanno parlato di una “presenza abbastanza cospicua” di questi parassiti che avrebbero trovato le condizioni adatte per un insediamento stabile. Sul banco degli imputati, ancora una volta, c’è il cambiamento climatico.

“Negli ultimi anni, il nostro inquinamento climatico ha annullato le prolungate gelate invernali sul Carso; ciò con ogni probabilità ha consentito l’insediamento di popolazioni della zecca marginata, attualmente ritrovate soprattutto nella parte orientale della provincia di Trieste“, viene scritto in una news del museo.

I ricercatori spiegano che la Hyalomma marginatum è più grande della classica zecca dura (o zecca dei boschi). Inoltre non abita erbe alte e umide, ma zone aperte e assolate con erbe corte e pietre, come la tipica landa carsica.

La zecca marginata insegue la sua preda

A fare la differenza rispetto alle loro cugine più note c’è anche il modo di predare: le zecche marginate “non aspettano passivamente gli animali e gli umani su cui attaccarsi, ma si avvicinano a loro e li inseguono per alcuni metri anche lungo i sentieri”.

I ricercatori del museo raccomandano, a chi dovesse essere stato punto, di staccare al più presto la zecca dal momento che “più tempo rimangono attaccate, più è possibile ci trasmettano eventuali malattie”.

Cosa fare in caso di puntura di zecca

Queste le indicazioni dell’Iss (Istituto superiore di sanità) in caso di puntura di zecca:

  • la zecca deve essere afferrata con una pinzetta a punte sottili il più possibile vicino alla superficie della pelle, e rimossa tirando dolcemente cercando di imprimere una leggera rotazione (in commercio esistono strumenti appositi);
  • non schiacciare il corpo della zecca durante l’estrazione, perché ciò aumenterebbe il rischio di entrare in contatto con agenti patogeni;
  • dopo la rimozione, disinfettare la zona. Vanno evitati disinfettanti che colorano la pelle (come la tintura di iodio);
  • non toccare la zecca a mani nude;
  • se dopo l’estrazione il rostro rimane incastrato nella cute, è necessario rimuoverlo con un ago sterile o con pinzette a punte sottili adeguatamente sterilizzate;
  • si consiglia di conservare la zecca in alcol al 70% al fine di una successiva identificazione;
  • in caso di malattia, informare subito il medico. I sintomi tipici della puntura di zecca sono alone rossastro sulla pelle che tende ad allargarsi, febbre, mal di testa, debolezza, dolori alle articolazioni, ingrossamento dei linfonodi. In rari casi la puntura di zecca può portare a conseguenze gravi come l’encefalite;
  • dopo la rimozione effettuare la profilassi antitetanica.

Fonte foto: 123RF

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