Woody Allen intervistato da Diego Bianchi a Propaganda Live: perché il "politically correct è una sciocchezza"
L'intervista del regista statunitense che ha affrontato svariati temi d'attualità assieme a Diego Bianchi
Diego Bianchi ha intervistato Woody Allen. La chiacchierata con il regista è stata trasmessa nel corso della puntata di Propaganda Live (La7) del 6 ottobre.
Diversi i temi toccati: dal tema dell’immigrazione, a quello dell’intelligenza artificiale, fino al politically correct.
- "Popolo americano generoso"
- Intelligenza artificiale: "Terribile minaccia"
- Woody Allen contro il politically correct
“Popolo americano generoso”
Bianchi ha voluto affrontare il tema caldo dell’immigrazione dal Messico agli Usa.
Così Allen sulla questione: “Gli americani sono fortunati e sono grandi lavoratori. Hanno una grande costituzione e una grande democrazia. L’immigrazione è un grande problema in tutto il mondo. A New York c’è una legge che impone di aiutare i migranti poveri. In questo senso siamo un paese generoso”.
Intelligenza artificiale: “Terribile minaccia”
“In nessuna circostanza possono prendere un attore e duplicare il suo volto, il suo corpo e la sua immagine per poi utilizzarlo con l’intelligenza artificiale, a meno che non sia d’accordo”, ha dichiarato il regista.
“Se non lo è, la legge deve impedirlo – ha aggiunto -. È una terribile minaccia sotto molti punti di vista, professionale soprattutto. Sono al 100% a favore dello sciopero per quanto riguarda l’AI. Economicamente invece non saprei cosa dire”.
Woody Allen contro il politically correct
“Io – ha spiegato il cineasta – sono contrario a qualsiasi tipo di interferenza sui libri o sui film,. Gli artisti fanno quello che vogliono, devono essere liberi. Il politically correct è una sciocchezza, gli artisti fanno quello che vogliono poi sta a noi accettare o rigettare quello che propongono. Ci sono sempre stati gruppi, fazioni cui non piacciono artisti, battute, canzoni”.
E ancora: “Ci sono più limiti oggi? Non credo ce ne siano di più, anni fa c’erano gli stessi problemi con la censura, a volte erano anche peggiori. È la democrazia, bisogna accettare che ci siano persone che non hanno lo stesso punto di vista”.
“Non credo – ha proseguito – che tutti i comici debbano pontificare o diventare filosofi, a me non interessa il loro pensiero, non ascolto un comico per il suoi punti di vista politici, sociali o personali. Mi interessa solo chi fa ridere e chi no”.
“Mi piace chi sa divertire. Finché non è un’esortazione alla violenza o all’odio razziale, le battute sono battute. Ci sarà sempre chi si offende. Negli Stati Uniti chiedono la censura per libri che leggiamo da 100 anni, è assurdo. Un tempo censuravano Shakespeare, ora ridiamo di quelle persone e le chiamiamo stupide”, ha concluso Allen.