Violenza sessuale contro una hostess, assolto sindacalista in appello: "Troppi 20 secondi per dire di no"
Assolto il sindacalista accusato di violenza sessuale a una hostess, troppi secondo il giudice 20 secondi per reagire
Troppi 20 secondi per dire di no. La corte di appello di Milano conferma la sentenza di primo grado che ha assolto un sindacalista accusato di aver molestato una hostess che gli aveva chiesto aiuto per una vertenza.
- Violenza sessuale contro una hostess
- Pronto il ricorso in Cassazione
- Le dichiarazioni degli avvocati
Violenza sessuale contro una hostess
La corte d’appello di Milano ha assolto un sindacalista della Cisl che lavorava nell’aeroporto di Malpensa nel maggio del 2018. L’uomo era stato accusato da una hostess che gli aveva chiesto una consulenza di violenza sessuale.
Le motivazioni della sentenza di primo grado, confermata da quella di appello, citavano il fatto che la donna avrebbe reagito alle molestie “soltanto” 20 secondi dopo che queste erano iniziate, interpretando questo silenzio come implicito consenso.
La stessa sentenza aveva causato indignazione e la razione degli avvocati della donna e dell’associazione Differenza Donna, alla quale si era rivolta dopo che era accaduto il fatto, che promettono battaglia.
Pronto il ricorso in Cassazione
“Faremo ricorso in Cassazione perché questa sentenza ci riporta indietro di 30 anni e rinnega tutta la giurisprudenza di Cassazione che da oltre dieci anni afferma che un atto sessuale” ha commentato l’avvocato della hostess.
Il processo quindi continuerà fino al terzo grado di giudizio. La Cassazione, dato il suo ruolo non potrà però entrare nel merito di quanto accaduto ma soltanto valutare la regolarità dello svolgimento del processo.
La sentenza di primo grado aveva comunque accertato che gli atti sessuali erano avvenuti, grazie alla conferma di altre donne che avevano subito trattamenti simili, ma non ha ravvisato una mancanza di consenso.
Le dichiarazioni degli avvocati
“Questa vicenda giudiziaria evidenzia ancora una volta l’urgenza di una riforma della norma prevista dall’articolo 609 bis del codice penale che definisca in maniera chiara che il reato di stupro è qualsiasi atto sessuale compiuto senza il consenso della donna” ha dichiarato l’avvocato della hostess.
“L’onere di provare il consenso della donna all’atto sessuale deve essere fornita dall’imputato. Attualmente l’attuale legge, unitamente a una giurisprudenza non specializzata, favorisce la vittimizzazione secondaria delle donne che denunciano e ciò è inaccettabile” ha poi concluso.
“Questa sentenza è la riprova di quanto la nostra legge 66/96 sia motivo di gravi e continue violenze istituzionali, rifiutiamo una democrazia che impedisce di fatto alle donne l’ottenimento di giustizia a seguito di stupro” ha poi aggiunto Elisa Ercoli, di Differenza Donna.