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Variante Omicron, da dove viene e come è nata: tre ipotesi sull’origine, possibile la "zoonosi inversa"

Le teorie degli studiosi su come si sia evoluta la nuova variante Omicron, possibile "zoonosi inversa"

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Da quanto è stata sequenziata per la prima volta e segnalata dai ricercatori sudafricani, tra le tante notizie che si sono rincorse, sulla variante Omicron le certezze sono ancora poche. Per capire i livelli di contagiosità del nuovo ceppo del Sars-CoV-2 e se è effettivamente in grado di aggirare la protezione dei vaccini, si aspettano i risultati delle analisi degli esperti da tutto il mondo, per i quali ci vorranno almeno due settimane. Intanto tra i ricercatori c’è chi avanza delle teorie sull’origine del nuovo lignaggio B.1.1.529 scoperto nei Paesi dell’Africa australe.

Variante Omicron, da dove viene e come è nata: gli ultimi dati

Il timore manifestato dall’ultimo rapporto sull’epidemia del Centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie, così come da tanti altri esperti, è che la nuova variante sia in grado di diffondersi più velocemente della Delta, destinata a essere sostituita in Europa da Omicron, che nel nostro continente si sarebbe manifestata, sempre secondo gli ultimi dati Ecdc riportato da Adnkronos, in 109 casi.

Lo dimostrerebbe tra l’altro il boom di casi di coronavirus in Sudafrica saliti da una media di 300 contagi quotidiani a mille, fino ad arrivare ai 3.500 degli ultimi giorni e l’apprensione del Regno Unito che la quarta ondata di contagi, arrivati nelle ultime 24 ore a oltre 50mila, venga spinta oltre i numeri attuali proprio dalla variante.

Tutti rischi che hanno portato l’Organizzazione mondiale della sanità a inserire in tempi rapidi l’ultimo ceppo scoperto del Sars-CoV-2 tra le “varianti di preoccupazione” (VOC), nonostante il portavoce dell’Oms, Christian Lindmeier, abbia precisato come non siano stati ancora registrati dei morti legati alla variante Omicron, con sintomi che variano tra “lievi e severi”, come ha dichiarato l’epidemiologa dell’Oms Maria Van Kerkhove.

“È una situazione stile ‘Fast and Furious’. Stanno arrivando informazioni sulla variante Omicron ogni giorno, ma servirà ancora del tempo per avere il quadro completo su contagiosità, severità della malattia, vaccini, impatto sulle misure“, ha detto l’esperta.

Variante Omicron, da dove viene e come è nata: le ipotesi

Con le poche informazioni disponibili, alcuni studiosi hanno però comunque cominciato a avanzare delle teorie su come si sia evoluta la nuova variante. Sulla base delle oltre 30 mutazioni riscontrate dal sequenziamento, secondo Emma Hodcroft, virologa dell’Università di Berna, Omicron sarebbe molto diversa dal genoma di altri ceppi com Alfa e Delta e per questo è possibile che si sia sviluppata sottotraccia, in parallelo alle altre varianti, già a partire dal 2020.

Sono dunque tre le ipotesi degli scienziati, raggruppate dal Corriere della Sera, sulla nascita della variante Omicron:

  1. Il virus potrebbe essere circolato in una popolazione con scarsa sorveglianza virale e nessun sequenziamento
  2. Il virus potrebbe essersi sviluppata in un paziente immunodepresso, incapace di sconfiggere il Covid
  3. Il virus potrebbe essersi evoluto in una specie non umana e solo di recente avrebbe fatto il salto di specie nell’uomo (zoonosi inversa)

In particolare quest’ultima sembrerebbe gettonata tra i ricercatori che stanno studiano la circolazione del Sras-CoV-2 tra gli animali. Secono la teoria della zoonosi inversa: il coronavirus avrebbe cioè infettato alcune specie, come i roditori, e in seguito a diverse pressioni evolutive avrebbe generato delle mutazioni prima di tornare a contagiare l’uomo.

“So che la maggior parte degli scienziati pensa – ha spiegato Kristian Andersen, immunologo presso dello Scripps Research Institute – che le varianti provengano da individui immunodepressi, e questo è plausibile. Ma a essere onesti credo che una nuova zoonosi sia più probabile tenendo conto che molte mutazioni sono alquanto insolite e che il ceppo sembra aver subito una scissione precoce da altre varianti del coronavirus. Questa possibilità non è da scartare”.

Fonte foto: ANSA

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