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Un italiano su tre vorrebbe ripristinare la pena di morte, alcuni anche per i furti: il sondaggio shock

Un sondaggio di Swg ha rilevato che il 31% degli italiani rivorrebbe la pena di morte

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Matteo Runchi

REDATTORE

Redattore esperto di economia, appassionato di tecnologia e sport. Scrive di attualità e cronaca. Laureato in Storia all’Università degli Studi di Milano, ha lavorato per diversi siti e redazioni.

Sondaggio shock. Un italiano su tre, secondo quanto riscontrato dalla società Swg, rivorrebbe la pena di morte, alcuni anche per reati come il furto. Ma gli studi dimostrano che aumentare le pene non porta a una riduzione dei reati.

Il sondaggio di Swg

Il radar dei valori di Swg, sondaggio triennale su diversi temi ha rilevato che il 31% degli italiani vorrebbe reintrodurre la pena di morte. Il contrari sono il 57 mentre dichiara di non saper rispondere circa il 12%.

Il reato per cui più italiani vorrebbero la pena capitale è l’omicidio, al 28%, segue la pedofilia al 25%, lo stupro al 23 e poi staccate violenza domestica e tentato omicidio al 13%, oltre all’omicidio stradale all’11%. Un 5% la vorrebbe anche per i furti.

XII incontro internazionale per l’abolizione della pena di morte

Il dato è molto alto, circa un terzo della popolazione, ma fa segnare per la prima volta in 6 anni un netto calo. Nel 2017 erano il 35% gli italiani a volere la pena di morte, nel 2020 erano invece saliti al 36%.

Aumentare le pene non fa diminuire i reati

Solitamente la ragione per cui si vuole introdurre la pena di morte in un ordinamento è per fini dissuasivi. Si pensa che minacciare le persone con una pena severa come quella capitale le possa indurre a non commettere il reato punito.

Anche se sembra controintuitivo però, non è così. Diversi studi hanno dimostrato che l’aumento delle pene non porta a una diminuzione dei reati puniti. Tra le ricerche più approfondite in materia c’è quella dell’università di Danville, in Kentucky, che ha incrociato le politiche di aumento delle pene con le carcerazioni in USA, senza trovare correlazioni.

Uno studio simile è stato portato a termine anche in Italia nel 2016 all’università Bicocca di Milano da due professori di criminologia, Adolfo Ceretti e Roberto Cornelli, che hanno preso in considerazione un periodo di tempo molto esteso, dal 1950 al 2010.

Dove è ancora in vigore la pena di morte

La pena di morte è ancora diffusa in moltissimi Stati del mondo. In tutto sono 84, ma 7 di questi la applicano solo in casi molto rari e 24 non l’hanno applicata negli ultimi 10 anni. Rimangono quindi 53 Paesi in cui viene attualmente inferta.

Si tratta di quasi tutti gli Stati del Medio Oriente, dell’Africa occidentale, del Sud Est Asiatico e dell’Estremo Oriente, incluso il Giappone. Diverse piccole isole caraibiche la utilizzano attivamente, come anche alcuni Stati degli USA.

La pena di morte è stata completamente abolita in quasi tutti gli Stati europei, con due eccezioni. La Russia la presenta ancora nel proprio ordinamento ma non la utilizza, mentre la Bielorussia ne fa ancora uso attivo.

Fonte foto: ANSA

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