Pena di morte, in Alabama la prima esecuzione con ipossia da azoto. Preoccupazione dell’Onu
Il prossimo 25 gennaio il condannato alla pena di morte Kenneth Smith sarà la prima persona giustiziata con ipossia da azoto. L’Onu: “Morte dolorosa”
Il prossimo 25 gennaio in Alabama, il condannato alla pena di morte, Kenneth Smith, sarà la prima persona giustiziata per ipossia da azoto, con la cosiddetta “maschera della morte”. Preoccupazione da parte degli esperti di diritti umani delle Nazioni Unite: “Potrebbe essere una morte dolorosa e umiliante”.
- Condannato alla pena di morte in Alabama
- Il primo tentativo di esecuzione
- La preoccupazione delle Nazioni Unite
Condannato alla pena di morte in Alabama
Con l’avvicinarsi della fatidica data della prima esecuzione per ipossia da azoto, non si placa il dibattito su una pratica che non ha precedenti, almeno per i condannati alla pena di morte negli Stati Uniti d’America.
Il prossimo 25 gennaio difatti, il cittadino statunitense Kenneth Smith, 58 anni, verrà giustiziato in Alabama con la cosiddetta “maschera della morte”, un sistema mai sperimentato prima.
Una delle molte iniziative create per sospendere l’esecuzione di Kenneth Smith, condannato alla pena di morte per ipossia da azoto in Alabama
Kenneth Smith “aspetta” la sua esecuzione da 36 anni, essendo stato condannato alla pena di morte nel 1988, per l’omicidio della 45enne Elizabeth Sennett, nonostante la giuria popolare si era espressa quasi all’unanimità per l’ergastolo. Smith è però in realtà già passato sotto le mani del boia una volta.
Il primo tentativo di esecuzione
Il 17 novembre del 2022 infatti, la vita di Smith si sarebbe dovuta concludere con una iniezione letale, alla quale però il condannato sopravvisse dopo ore di agonia, in seguito alle quali rimase sotto shock per la brutalità con la quale guardie carcerarie e infermieri avevano tentato a più riprese di porre fine alla sua vita.
Proprio a causa di questo precedente, i giudici dell’Alabama hanno deciso che Kenneth Smith verrà giustiziato tramite ipossia da azoto, un metodo mai sperimentato prima d’ora sugli esseri umani in quanto considerato atroce anche per l’abbattimento degli animali.
In seguito alla decisione, molte associazioni per i diritti umani hanno presentato denunce e provato a smuovere l’opinione pubblica per fermare l’esecuzione, che avverrà in pratica con l’applicazione di una maschera tramite la quale Smith respirerà azoto, in una lenta agonia fino al soffocamento.
La preoccupazione delle Nazioni Unite
Sul caso sono intervenuti anche gli esperti di diritti umani delle Nazioni Unite, che hanno rilasciato una dichiarazione mercoledì 3 gennaio con la quale si chiede di non procedere con l’esecuzione in quanto in piena violazione sia del divieto internazionale di tortura che di quello di sperimentazione medica e scientifica sugli esseri umani.
Da molti Kenneth Smith è difatti considerato una sorta di cavia, e lo stesso condannato si è detto “terrorizzato”, ma la Corte suprema degli Stati Uniti non è stata ancora in grado di capire se l’ipossia di azoto rappresenti o meno “una punizione inumana e degradante”. Ma secondo gli esperti, la fine di Smith sarebbe “orrenda”, andando incontro a iperventilazione e fame d’aria fino al sopraggiungere della morte.
Ma mentre gli osservatori dell’Onu si dicono “preoccupati che l’ipossia di azoto possa provocare una morte dolorosa e umiliante”, il massimo sforzo compiuto dall’Amministrazione Penitenziaria è stato quello di “concedere” a un reverendo di “toccare” Smith durante l’esecuzione.