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Ucraina, prezzo del gas alle stelle: le soluzioni dell'Italia per evitare nuovi rincari in bolletta

Importiamo dalla Russia il 45% del gas che utilizziamo: tra le misure per fermare un nuovo caro bollette ci sono anche le trivelle

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Il prezzo del gas subisce un’impennata a causa dell’attacco all’Ucraina da parte della Russia. Nella Borsa di Amsterdam i futures (strumenti derivati che prevedono l’acquisto e la vendita di un bene finanziario sottostante, comprese le materie prime) relativi al gas sono cresciuti del 41%, arrivando a un valore di ben 125 euro al megawattora. È il quarto giorno di rialzi e ieri il prezzo medio si attestava a 83,5 euro a MWh. A Londra un Mmbtu, unità termica britannica che equivale a 28,26 metri cubi, ha oltrepassato al cifra di 200 penny.

Questi numeri potrebbero ripercuotersi sulla cosiddetta economia reale, e quindi sulle tasche dei cittadini. Con ulteriori rincari in bolletta, anche a fronte delle prossime sanzioni contro Mosca e con le conseguenze promesse dallo stesso Vladimir Putin contro l’Occidente. È la Russia infatti che provvede a soddisfare gran parte del fabbisogno energetico italiano.

Prezzo del gas alle stelle: cosa ha dichiarato il ministro Roberto Cingolani

Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, nel corso di un’informativa alla Camera dei Deputati, ha dichiarato di osservare da vicino la situazione in Ucraina. Dopo lo stop da parte della Germania al progetto al progetto Nord Stream 2, un abbassamento a breve termine dei prezzi dei gas sembra oggi improbabile.

“La forte diminuzione avvenuta nel corso del 2020, determinata principalmente dalle conseguenze della pandemia, l’aumento dei costi dell’energia è stato vertiginoso. Per il gas naturale il prezzo è aumentato in un anno di oltre 4 volte“, ha spiegato il ministro in Parlamento. “Pochi mesi fa gli analisti pensavano che dopo marzo, con le vicende di Nord Stream chiarificate, avremmo avuto una stabilizzazione dei costi. Era quasi un’altra epoca”.

A fronte della rapida escalation del conflitto tra Russia e Ucraina, le misure de Governo adottate finora saranno insufficienti a fare fronte a ulteriori aumenti in bolletta. Considerando gli eventi degli ultimi giorni, infatti, sarà necessario intervenire in maniera sistematica per rendere il nostro Paese indipendente da Mosca.

Importiamo dalla Russia il 45% del gas: l’Italia cerca delle alternative

Dalla Russia “importiamo circa il 45% del gas“, ha spiegato Roberto Cingolani. Per ridurre questa percentuale sarà necessario adottare nuovi provvedimenti e prevedere “una maggiore flessibilità nei consumi di gas, il contenimento dei consumi negli altri settori, l’aumento del gas naturale liquefatto importato da altre rotte e la massimizzazione dei flussi da gasdotti non a pieno carico”.

Oggi si rende necessario “accelerare sulle rinnovabili” per “contenere i prezzi”. Ma per ora bisognerà valutare ogni soluzione perché in questa fase di transizione l’Italia è ancora dipendente dal gas. Si torna a parlare delle tanto discusse “trivelle“, che sono state anche oggetto di un combattuto referendum diversi anni fa.

Roberto Cingolani, capo del Mite.

Prezzo del gas alle stelle, approvato il Pitesai: tornano le trivelle in Italia

Dopo anni di incertezze e ritardi, si è concluso l’iter di approvazione del Pitesai, il Piano della transizione energetica sostenibile delle aree idonee che individua le aree in cui è consentito lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale.

Il 13 febbraio il Mite ha pubblicato il documento, che fornisce nuove regole agli operatori del settore energetico e potrebbe dare il via a una vera rivoluzione sia sul piano dell’indipendenza dell’Italia da altri Paesi sia sulla decarbonizzazione, in linea con gli accordi internazionali e la sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Almeno in linea teorica.

Cosa prevede il Pitesai con le trivelle e perché è criticato da M5s e ambientalisti

La moratoria che aveva fermato i lavori di trivellazione è dunque arrivata alla fine, e ora le operazioni possono continuare, ma solo in determinate regioni e solo per la ricerca di gas metano e non di petrolio. Di seguito le regioni interessate dalle nuove disposizioni, il 42,5% del territorio nazionale.

  • Abruzzo.
  • Basilicata.
  • Calabria.
  • Campania.
  • Emilia Romagna.
  • Friuli Venezia Giulia.
  • Lazio.
  • Lombardia.
  • Marche.
  • Molise.
  • Piemonte.
  • Puglia.
  • Sicilia.
  • Toscana.
  • Veneto.

Oltre ai giacimenti della terraferma saranno inoltre sbloccate nuove estrazioni in mare, che potranno essere effettuate nell’11,5% delle zone aperte che rientrano nei confini nazionali. Il Piano dovrebbe raddoppiare la produzione da 3 a 6 miliardi di metri cubi all’anno di gas, per arrivare a coprire circa un decimo del fabbisogno energetico del nostro Paese.

Una percentuale troppo bassa, secondo i detrattori del Pitesai, considerando che da una parte inciderà in maniera minima nei costi in bolletta e dall’altra riporterà indietro l’Italia “indietro a 30 anni fa“, come sottolineato in una nota congiunta dai senatori M5s in commissione Industria, Commercio e Turismo. Contro le trivelle si sta già assistendo a una levata di scudi da parte dei rappresentanti dei territori interessati e degli ambientalisti, che invece preferirebbero più investimenti sul fronte delle rinnovabili.

La partita dunque non è ancora definitivamente chiusa, e rimane comunque il problema di rendere la Penisola indipendente dalla Russia, che non si può certo risolvere con interventi a lungo termine sulle estrazioni che influirebbero solo in piccola parte sulla produzione nazionale di gas. Per fermare nuovi rincari in bolletta (qua le misure già approvate dal Governo), la soluzione più veloce sembra oggi solo quella di aumentare gli import da Paesi diversi, come l’Azerbaigian, attraverso la Tap che passa per il Salento.

Fonte foto: ANSA
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