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POLITICA ESTERA

Ucraina al summit di pace per l’integrità, no da 12 Paesi tra cui India e Arabia Saudita

Al summit di pace l'Ucraina verso l'integrità, ma in 12 si rifiutano di firmare. Tra questi India, Messico e Arabia Saudita. Assente la Cina

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Giorgia Bonamoneta

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista, si concentra sulla politica e la geopolitica, scrive anche di economia e ambiente. Laureata in Editoria e Scrittura presso La Sapienza di Roma, ha iniziato a scrivere per una testata impegnata sui diritti civili, prima di lavorare in diverse testate di attualità.

Il summit di pace tenutosi a Burgenstock si è concluso con la riaffermazione dei principi di “sovranità, indipendenza e integrità territoriale di tutti gli Stati, compresa l’Ucraina”. Volodymyr Zelensky ha accolto il vertice come un grande successo, nonostante l’opposizione russa. Il comunicato finale, però, non è stato firmato da tutti i partecipanti: 93 Paesi e 8 organizzazioni internazionali hanno partecipato, ma 12 nazioni, tra cui India, Arabia Saudita, Messico, Indonesia e Sud Africa, si sono rifiutate di firmare. Al contrario la Turchia ha aderito.

Le posizioni dei leader Ue in contrasto con Putin

Giorgia Meloni ha ribadito che la pace non deve essere confusa con la resa e ha esortato a unire gli sforzi per aiutare l’Ucraina a guardare al futuro. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, ha definito i termini di Putin inaccettabili, mentre Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza americano, ha sottolineato che le proposte russe sfidano la Carta delle Nazioni Unite e la moralità fondamentale.

 Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky

Il Cremlino, dal canto suo, ha criticato duramente il vertice e ha ribadito la necessità di considerare le offerte di pace di Putin. Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, ha dichiarato che Zelensky dovrebbe prendere in considerazione l’offerta di Putin, accusando inoltre il presidente ucraino di essere illegittimo a causa della scadenza del suo mandato.

Quali sono i risultati del summit

Il vertice non ha risolto i contrastanti sulla possibilità di un negoziato. Alcuni partecipanti hanno apprezzato il cambiamento di focus dalla consegna di armi alla ricerca di un dialogo, mentre altri hanno sottolineato la necessità di concessioni da parte dell’Ucraina per raggiungere la pace. La guerra in Ucraina è stata paragonata ad altri conflitti, come quello a Gaza, suggerendo che non possono esistere doppi standard.

Zelensky ha ammesso che le armi fornite dagli alleati non sono sufficienti per vincere, e una fonte diplomatica ha previsto che il pendolo potrebbe tornare a favore di Kiev entro aprile 2025, a condizione che l’Ucraina riesca a resistere fino ad allora.

Grande assente: la Cina

Un’assenza notevole al vertice è stata quella della Cina. Zelensky ha sottolineato la sua l’importanza, data l’influenza politica sulla Russia.

Ha quindi chiesto il rispetto dell’integrità territoriale dell’Ucraina in cambio del rispetto per quella di Taiwan.

Fonte foto: ANSA

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