Stefano Tacconi e la vita tra primo e secondo tempo dopo l'aneurisma e il coma: "Ora faccio sempre una cosa"
L'intervista a Stefano Tacconi dopo l'uscita del suo libro "L'arte di parare", in cui l'ex portiere racconta la vita prima e dopo l'aneurisma, il coma e la difficile riabilitazione
Ci sono momenti della vita che segnano degli spartiacque tra un prima e un dopo. Quello che racconta Stefano Tacconi nel suo libro L’arte di parare è proprio uno di quei momenti. C’è il prima: la sua carriera nel mondo del calcio come uno dei portieri più forti del panorama nazionale e non solo. C’è il dopo, che inizia con un aneurisma e il coma e, poi, la riabilitazione. Un primo e un secondo tempo che lui racconta con coraggio, aprendosi senza paura ai suoi lettori, ai tanti fan, e restituendo il ritratto dell’uomo e del campione. Un libro che è anche una testimonianza preziosa per tutti coloro che devono affrontare momenti difficili. L’intervista concessa a Virgilio Notizie.
- L’arte di parare, il libro e l’aneurisma
- L’intervista a Stefano Tacconi
- La biografia di Stefano Tacconi
L’arte di parare, il libro e l’aneurisma
Da campione di calcio, da portiere ammirato e applaudito, da compagno di squadra di altrettanti giganti del mondo dello sport a uomo che ha dovuto affrontare un momento profondamente difficile a causa di un aneurisma cerebrale e del coma.
Di questo parla L’arte di parare – Trovare il coraggio di fronteggiare i tiri della vita, la biografia di Stefano Tacconi recentemente pubblicata da Rizzoli a ottobre.
Tra quelle pagine si va alla scoperta di un primo e di un secondo tempo nell’esistenza dell’ex calciatore.
La data che ha cambiato tutto è quella del 23 aprile 2022: dopo aver preso parte a un evento di beneficenza, Tacconi viene colpito da un aneurisma cerebrale e si salva grazie all’intervento del figlio Andrea. Poi il coma e, quando ne esce, una fase di vita nuova che – come viene spiegato nella quarta del libro – è fatta “di speranze, di paure e di fede, di nuovi compagni e di medici e fisioterapisti come tostissimi allenatori. Di ospedali, da Asti ad Alessandria, da Milano a San Giovanni Rotondo, trasferte di una geografia totalmente nuova. Una fase inattesa fatta di tanta sofferenza, di tantissima volontà e anche dell’ironia che a Stefano non è mai mancata, in campo e fuori”.
L’intervista a Stefano Tacconi
L’arte di parare è un libro che racconta di un campione di calcio, uno di quelli che hanno fatto sognare grandi e piccini, ed è un libro che racconta anche di un uomo che ha dovuto affrontare un aneurisma cerebrale e un percorso di guarigione difficile. Perché ha deciso di aprirsi così tanto con gli altri, con i suoi fan e con i suoi lettori?
“Per dare un messaggio di speranza a chi ha avuto la stessa cosa, ma anche per migliorare la mia memoria dopo quello che ho avuto: parlarne mi ha aiutato molto”.
Cosa le ha insegnato questo secondo tempo della sua vita?
“Innanzitutto, a essere più presente nella vita delle persone a cui voglio bene, non si pensa mai a certe cose ma poi capitano… in più adesso conto sempre fino a dieci prima di ogni cosa”.
Pensa di essere riuscito a inserire questi insegnamenti tra le pagine del suo libro?
“Spero di sì. Chi lo ha letto mi ha detto che gli è piaciuto molto e che ci sono capitoli divertenti, oltre a essere molto scorrevole”.
Ritiene che essere uno sportivo determinato possa essere stato un aiuto nell’affrontare tutto il percorso di guarigione?
“Sicuramente mi ha aiutato tantissimo a superare questo periodo importante”.
È stato catartico scrivere L’arte di parare?
“Sicuramente sì: parlare e tornare a casa sono stati la medicina giusta. Meglio stare in famiglia che negli ospedali”.
Lei è un grande campione che ha giocato con calciatori che hanno fatto, come lei, la storia di questo sport. Chi è quello che ricorda con affetto?
“Tanti, perché in 25 anni di sport tante persone sono state fondamentali nella mia crescita e mi hanno dato l’opportunità di andare avanti in questo percorso e di migliorarmi”.
A un bambino che sogna di diventare un calciatore cosa direbbe?
“Di seguire il suo sogno e di metterci tanta passione, non si possono fare sbagli. Deve avere voglia di migliorarsi, di guardare avanti e mai indietro e deve seguire gli esempi giusti”.
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La biografia di Stefano Tacconi
Classe 1957, Stefano Tacconi è nato a Perugia e ha mosso i primi passi nelle giovanili dello Spoleto, ha esordito nel campionato di Serie D nel 1976 e, l’anno dopo, in Serie C.
Dopo un campionato in Serie B, il salto in Serie A nella stagione 1980-81, a difesa della porta dell’Avellino.
Quindi il passaggio alla Juventus, dove ha militato per tanti anni, raccogliendo l’eredità di Dino Zoff e diventando anche capitano.
In bianconero ha giocato in tutte le competizioni più importanti, ha poi vestito la maglia della Nazionale e, in ogni gara e a ogni livello, ha dimostrato il suo enorme talento e una particolare abilità nel parare i calci di rigore.
Ha concluso la carriera professionistica al Genoa: ha vinto tutte e cinque le competizioni Uefa per club, due Scudetti e una Coppa Italia.
Nel corso degli anni ha condiviso gli spogliatoi con altri giganti del calcio come Michel Platini e Gianluca Vialli.