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Simone Pillon dopo la morte di Indi Gregory: "Sondino staccato per sbaglio", il retroscena della liberatoria

L'ex senatore Simone Pillon, avvocato della famiglia di Indi Gregory, parla delle ultime ore di vita della bambina

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Marco Vitaloni

GIORNALISTA

Giornalista pubblicista esperto di politica e con una passione per tecnologia e innovazione, scrive quotidianamente di cronaca e attualità. Marchigiano, studi in Comunicazione, collabora con diverse realtà editoriali locali e nazionali.

Il sospetto dell’ex senatore leghista Simone Pillon: il sondino per l’alimentazione di Indi Gregory “staccato per caso”. L’avvocato della famiglia della bimba inglese morta a 8 mesi dopo lo stop ai trattamenti vitali racconta la vicenda e gli sforzi per portarla in Italia, respingendo le accuse di accanimento terapeutico.

Morta Indi Gregory, parla Simone Pillon

“Fino all’ultimo abbiamo continuato a cercare un’altro percorso“. Così al Corriere della Sera Simon Pillon, avvocato che ha seguito la famiglia Gregory nel percorso per portare la piccola Indi in Italia, all’ospedale pediatrico Bambin gesù di Roma.

L’ex senatore leghista spiega che c’era la volontà di fare ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, ma non ce n’è stato il tempo. E alla fine “non hanno dato nemmeno il permesso di lasciarla morire a casa“.

Pillon ha sentito il padre di Indi dopo la morte della piccola, deceduta a otto mesi dopo lo stop ai trattamenti vitali deciso dai giudici inglesi: “Erano molto stanchi” e “avevano sperato, fino all’ultimo”, di portare la figlia a Roma.

La piccola, affetta da una rara patologia mitocondriale, ritenuta incurabile dai medici inglesi, ha ricevuto per mesi cure palliative a Nottingham nel Regno Unito.

Pillon: “Sondino staccato per caso”

Secondo Simon Pillon ci sarebbe stato un disguido quando Indi Gregory è stata trasferita nell’hospice dove nella giornata di sabato 11 novembre è stato eseguito il distacco dai principali dispositivi vitali.

Quando hanno estubato la piccola “per caso le hanno staccato anche il sondino per l’alimentazione“. Un errore, “non ho elementi per dire il contrario”, afferma Pillon. Poi i medici avrebbero “tentato di rimettere il sondino in fretta e furia”.

Il retroscena della liberatoria

Pillon parla anche di una liberatoria che il personale dell’ospedale inglese avrebbe cercato di far firmare ai genitori. Un documento dove “prevedevano il consenso di non procedere alla rianimazione della piccola quando sarebbe arrivata in fin di vita”.

Pillon afferma che i genitori non hanno firmato, anche perché non ce ne era bisogno: “Il protocollo già prevedeva che non sarebbero dovuti intervenire con la rianimazione. I medici hanno solo cercato di sentirsi più coperti”.

Come Indi sarebbe stata trattata al Bambin Gesù

Pillon spiega poi come sarebbe stata trattata Indi Gregory all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma nel caso in cui fosse stato autorizzato il trasferimento da Nottingham, respingendo le accuse di accanimento terapeutico.

I medici romani avrebbero valutato la possibilità di installare un piccolo stent o una cannula, con l’obiettivo di poter togliere il respiratore. “Ma bisogna essere chiari – aggiunge – al Bambino Gesù era pronto anche un hospice, non ci sarebbe stato alcun accanimento terapeutico“.

Fonte foto: ANSA

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