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Scomparsa di Emanuela Orlandi, tutta la storia e le ultime notizie: cosa c'entra la banda della Magliana

Nel 1983 la sparizione della 15enne a Roma: le parole dell'ex magistrato Giancarlo Capaldo, le piste che puntano allo Ior e all'attentato a Wojtyla

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

38 anni fa, il 22 giugno 1983, scomparve Emanuela Orlandi. All’epoca 15enne, era la figlia di un dipendente della Città del Vaticano. Da quel giorno si sono susseguite ipotesi e segnalazioni. Il fratello Pietro Orlandi, in particolare, non ha mai smesso di cercare la sorella sparita.

Ecco tutta la storia della scomparsa di Emanuela Orlandi, dall’inizio, e le ultime notizie.

14 gennaio 1968: la scomparsa all’uscita della scuola di musica in piazza Sant’Apollinare, a Roma

Emanuela Orlandi è nata a Roma il 14 gennaio 1968. Al momento della scomparsa abitava in Vaticano insieme ai fratelli (quattro). Nel giorno della scomparsa, Emanuela si era recata alla scuola di musica (erano le ore 16), situata in piazza Sant’Apollinare, a Roma, uscendone alle 18.45.

Fu quella anche l’ultima volta che la famiglia parlò con lei: in particolare, Emanuela accennò a un’offerta di lavoro di volantinaggio, per pubblicizzare alcuni prodotti cosmetici di una nota ditta. In seguito si accertò che la ditta in questione non aveva nulla a che vedere con l’offerta di cui aveva parlato Emanuela.

23 giugno, il padre Ercole formalizza la denuncia. Compare una richiesta d’aiuto sui giornali

Non vedendo rincasare la figlia, il padre Ercole iniziò le ricerche nei pressi della scuola di musica. Inoltre andò due volte in commissariato, formalizzando una denuncia per scomparsa la mattina del giorno successivo alla scomparsa, il 23 giugno.

Il 24 giugno la notizia della scomparsa di Emanuela Orlandi venne riportata dai giornali, che pubblicarono anche una foto e i contatti della famiglia: cominciano a questo punto alcune telefonate, nessuna delle quali, a posteriori, venne considerata attendibile.

Le indagini sulla sparizione di Emanuela Orlandi: gli avvistamenti delle forze dell’ordine

Iniziano le indagini. Inizialmente, si concentrano su due presunti avvistamenti coincidenti, da parte di un agente di polizia e di un vigile urbano in servizio davanti al Senato. Si delineò il profilo di uomo alto, stempiato, con un tascapane tra le mani. Sarebbe stato in compagnia di Emanuela.

L’uomo sarebbe inoltre salito a bordo di una BMW di colore verde. Giulio Gangi, uomo del SISDE amico della famiglia Orlandi, scoprì che l’auto in questione era stata portata in riparazione: il meccanico (nel quartiere Vescovio) accennò a una donna bionda, che venne rintracciata in un residence della Balduina, la quale però rifiutò di collaborare con le indagini.

Cosa c’entra la scomparsa di Orlandi con l’attentato a papa Wojtyla, Giovanni Paolo II

Una pista legata alla scomparsa di Emanuela Orlandi porta all’attentato ai danni di Giovanni Paolo II per mano di Ali Ağca. Alla sala stampa vaticana giunse, il 5 luglio, la telefonata di un uomo dall’accento anglosassone, che chiedeva la liberazione del terrorista e una linea diretta con il Vaticano.

Lo stesso uomo chiamò a casa degli Orlandi, poi a una compagna di Conservatorio di Emanuela: in particolare, quest’ultima ha affermato di essersi scambiata il numero di telefono con Emanuela nello stesso giorno della scomparsa. La 15enne avrebbe appuntato le cifre su un foglietto, che avrebbe riposto in tasca.

Dopo 16 telefonate, quella dell’Amerikano (così fu ribattezzato il misterioso uomo dai media) si rivelò un vicolo cieco. Al di là di una voce registrata, indicata dall’Amerikano come prova del fatto che Emanuela fosse ancora viva, ma in realtà registrata da un film, il parlante dall’accento straniero non ha mai dimostrato di essere esponente dei Lupi Grigi, l’organizzazione di Ağca, né che Emanuela fosse davvero ancora viva.

L’ipotesi che lega la sparizione di Emanuela Orlandi allo Ior (banca vaticana) e alla banda della Magliana

Un’altra pista porta direttamente a Paul Marcinkus, all’epoca presidente dello Ior, la banca vaticana. Secondo il vice capo del SISDE Vincenzo Parisi, il profilo dell’Amerikano sarebbe compatibile con quello di Marcinkus.

Nella scomparsa di Emanuela Orlandi entrerebbe anche la banda della Magliana, l’organizzazione criminale che, per 20 anni, dai Settanta ai Novanta, estese il suo potere a tutta Italia, e la cui strada si incrocerebbe con quella dei più inestricabili misteri della storia recente.

La versione di Sabrina Minardi, ex compagna del capo della banda Enrico De Pedis

I magistrati in particolare ritengono affidabile quanto sostenuto da Sabrina Minardi, ex compagna di Enrico De Pedis, uno dei capi della banda della Magliana. Secondo quanto sostenuto da Minardi, i soldi della banda della Magliana finivano nelle casse dello Ior di Marcinkus.

Quando i conti correnti dei criminali sparirono o furono bloccati, l’organizzazione decise di esercitare pressioni sui vertici dell’istituto, rapendo la figlia di un dipendente del Vaticano: toccò alla Orlandi, ma sarebbe potuta essere la volta di chiunque, tra i figli degli impiegati nei ranghi dello Stato pontificio.

Gli intrecci tra la scomparsa di Emanuela Orlandi e i misteri d’Italia

Altri indizi (o presunti tali) legano la scomparsa della 15enne alla storia di Roberto Calvi e del Banco Ambrosiano, alla P2 di Licio Gelli, al terrorismo nero.

La pista della telefonata anonima a Chi l’ha visto e le parole di Giancarlo Capaldo, ex magistrato

Nel 2005, una telefonata anonima alla trasmissione Chi l’ha visto rivelò la sepoltura di Enrico De Pedis, detto Renatino, fatto fuori dai componenti della banda nel 1990. Le spoglie dell’efferato capo della banda sarebbero state custodite nella chiesa di Sant’Apollinare, non lontano da dove scomparve Emanuela Orlandi il 22 giugno del 1983.

Il parlante, anonimo, ha sostenuto che, per risolvere il caso di Emanuela Orlandi, fosse necessario andare a vedere chi era sepolto nella basilica di Sant’Apollinare e controllare “del favore che Renatino fece al cardinal Poletti”.

Si venne a scoprire che la sepoltura era stata autorizzata dal cardinal Poletti, ex presidente della Cei.

Che Emanuela Orlandi fosse rimasta vittima di un sistema di relazioni tra alcuni esponenti della banda e del Vaticano è stato confermato anche da alcuni pentiti e accusatori dell’organizzazione. Se questa pista si rivelasse vera, allora sarebbe confermata anche la tragica morte di Emanuela Orlandi, gettata in una betoniera a Torvaianica.

Chi è Giancarlo Capaldo e qual è la versione sostenuta dall’ex magistrato

Tra gli ultimi ad aver riaperto il caso, l’ex magistrato Giancarlo Capaldo, ex responsabile della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e del pool antiterrorismo. In occasione della presentazione di un suo romanzo, Capaldo ha sostenuto che il Vaticano gli avrebbe lasciato intendere di sapere cosa fosse successo a Emanuela Orlandi e dove fossero i suoi resti.

I legali della famiglia della ragazza scomparsa hanno quindi depositato un’istanza al Vaticano in cui chiedono che sia ascoltato l’ex magistrato Capaldo

Fonte foto: ANSA

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