Sara Giudice accusata di violenza sessuale col marito Nello Trocchia: "Era un gioco". Il suo racconto
La versione di Sara Giudice, la giornalista accusata assieme al marito Nello Trocchia di violenza sessuale su una giovane collega
La Procura ha chiesto l’archiviazione dell’indagine che vede coinvolti, con l’accusa di violenza sessuale, i giornalisti Sara Giudice e Nello Trocchia. A denunciare i coniugi è stata una giovane collega, ma per gli inquirenti il fatto non sussiste. Adesso è la stessa Giudice a raccontare la sua versione dei fatti in una lunga e dettagliata intervista.
Il racconto di Sara Giudice
A seguito della richiesta di archiviazione dell’indagine che la vede accusata di violenza sessuale, la giornalista Sara Giudice – inviata di PiazzaPulita – racconta la sua versione dei fatti in una lunga intervista al Fatto Quotidiano.
Giudice racconta di aver conosciuto la presunta vittima “in un collettivo di giornaliste che si occupava soprattutto del tema dello sfruttamento femminile sul lavoro” e di averla poi invitata alla sua festa di compleanno, dove è accaduto l’incontro sessuale.
Secondo la cronista fu la presunta vittima a prendere l’iniziativa: “A fine serata ero appoggiata a un camioncino, avevo i tacchi che mi davano fastidio, lei si avvicina e mi dà un bacio. L’ho ricambiata in allegria. Era un gioco ma l’ho condiviso volentieri, mi è anche piaciuto. Ero anche un po’ stupita di me perché era la prima volta che mi succedeva con una donna”.
In seguito, le due donne sono salite assieme a Trocchia su un taxi. “Salire in taxi con noi è stata una sua iniziativa, in taxi mi ha baciata lei” è la versione di Giudice.
Versione che contrasta con quella della donna che ha denunciato, che alla polizia ha affermato che “io quei baci non li volevo […], loro mi toccavano, aveva la sensazione di averli addosso […] e mi sentivo immobile, come una marionetta”.
Assieme a lei il marito Nello Trocchia
La giornalista che ha denunciato ha raccontato che Giudice e il marito Nello Trocchia fossero ubriachi. L’indagata controbatte, erano “euforici ma lucidi”.
Giudice e Trocchia negano di aver utilizzato la droga dello stupro, il Ghb, trovato nelle urine della vittima la mattina successiva, ma assente nella contranalisi effettuata dalla procura.
Il racconto della giornalista prosegue con ulteriori baci all’interno del taxi, ai quali si è unito anche Trocchia. Secondo la moglie, l’uomo avrebbe chiesto il permesso prima di approcciarci alla giovane donna.
Una volta arrivati sotto casa della coppia, spiega Giudice, non vi è stato alcun invito a salire. “Ci appoggiamo alla saracinesca sotto casa e continuiamo a baciarci. […] Lei risale in taxi e va via”.
L’accusa di violenza sessuale
Nelle ore successive i tre si scambiano qualche messaggio, fino a quando la collega smette di rispondere. “Ho pensato fosse un momento di imbarazzo, di crisi di coscienza perché era fidanzata” confida Sara Giudice.
Poi mesi dopo, a marzo 2023, l’avviso di garanzia. “Ho provato profondo dolore” è il commento di Giudice. “Ho provato dolore per quella bugia”.
E adesso la giornalista si dice disposta a parlare con la donna che l’ha accusata: “La vorrei incontrare e chiedere ‘perché? Parliamoci, lo sai anche tu che nessuno ti ha fatto violenza”.
“Ti sei pentita? – prosegue Giudice – Ci sta. Ma la crisi di conformismo o il pentimento sono un’altra cosa, non si possono mischiare i piani’. Se ho contribuito a farla pentire di qualcosa le dico anche che mi dispiace, ma quel bacio era consenziente e lei lo sa”.