Riccardo Branchini scomparso, aperto un fascicolo per istigazione al suicidio: il mistero della lettera
Spunta una lettera scritta da Riccardo Branchini, il 19enne scomparso da un mese e mezzo ad Acqualagna, in provincia di Pesaro e Urbino
Il 19enne Riccardo Branchini è scomparso tra il 12 e 13 ottobre ad Acqualagna, nei pressi del passo del Furlo, nella provincia di Pesaro e Urbino. La procura indaga per istigazione al suicidio mentre emergono dettagli in merito a una lettera che il giovane avrebbe scritto prima di far perdere le sue tracce.
La lettera di Riccardo Branchini
Prima di sparire nel nulla, Riccardo Branchini ha lasciato una lettera con scritto “Con o senza Riccardo”. Il messaggio sembra in effetti compatibile con l’intenzione di compiere un gesto estremo.
Come scrive Il Corriere di Arezzo, dell’esistenza della lettera si è saputo dopo oltre un mese dalla scomparsa del ragazzo.
Acqualagna è un comune di poco più di 4.000 abitanti alle porte di Urbino.
Ma la mossa della procura di indagare per istigazione al suicidio rappresenta anche un tecnicismo che permette agli inquirenti di svolgere indagini più approfondite, ad esempio sui device informatici del giovane.
Della scomparsa di Riccardo Branchini si è parlato anche nell’ultima puntata di Chi l’ha visto, in diretta su Rai 3 con Federica Sciarelli nella serata di mercoledì 20 novembre. Hanno partecipato al collegamento la mamma e la nonna di Riccardo.
La scomparsa del giovane
Riccardo è uscito di casa quando era da poco passata la mezzanotte e la sua auto è stata ritrovata nei pressi della diga della Gola del Furlo attorno alle 2:30. Nell’abitacolo sono stati trovati il portafoglio, documenti e vestiti mentre mancavano alcuni oggetti personali come la biancheria intima e gli occhiali.
Poco prima il custode della diga aveva udito il rumore di una portiera che veniva chiusa. Le indagini della procura di Urbino si concentrano, fra le altre cose, anche su questi elementi.
Perché la diga non è stata svuotata
Inizialmente le autorità avevano valutato di svuotare l’invaso per scandagliarne il fondo ma, dopo un tavolo tecnico con i soggetti preposti, l’ipotesi è stata scartata: nell’invaso entra l’acqua del fiume Candigliano e date le attuali piene, un eventuale svuotamento della diga non permetterebbe agli operatori di lavorare in sicurezza.
Ma è stato considerato anche un altro elemento: il fondo dell’invaso è melmoso e questo non offrirebbe la certezza di riuscire a trovare un corpo durante le ricerche.