Raffaele Sollecito, le lettere a Amanda Knox e l'amicizia coi pedofili in carcere. 17 anni fa il caso Meredith
Diciassette anni dopo l'omicidio di Meredith Kercher, parla Raffaele Sollecito: le lettere ad Amanda Knox e l'amicizia con i pedofili in carcere
Raffaele Sollecito, prima condannato e poi assolto assieme ad Amanda Knox per l’omicidio di Meredith Kercher, ha concesso una lunga intervista a ‘Sette’ a 17 anni dal delitto di Perugia.
- Le lettere di Raffaele Sollecito ad Amanda Knox in carcere
- L'amicizia tra Raffaele Sollecito e i pedofili in carcere
- L'assoluzione e la grande paura di Sollecito
Le lettere di Raffaele Sollecito ad Amanda Knox in carcere
In un passaggio dell’intervista, Raffaele Sollecito ha parlato della sua esperienza in carcere (dove ha trascorso 4 anni della sua vita). Lì, ha rivelato, ha continuato per un periodo a scrivere lettere ad Amanda Knox, la ragazza americana che stava frequentando da una settimana quando è avvenuto il delitto di Perugia, per il quale anche lei è stata prima condannata e poi assolta.
Il racconto di Sollecito: “Le ho scritto qualche lettera, ma mi sono accorto che le sue risposte non erano libere. Cosa le scrivevo? Se lei provasse ancora qualcosa per me“. Risposta? “No”. Sul motivo per cui ha posto questa domanda ad Amanda Knox, Sollecito ha spiegato: “L’idea che ci fosse qualcuno che mi amasse… Ne avevo bisogno“. Poi ha sottolineato che smettere di pensarla era impossibile: “impossibile” perché “la televisione parlava di lei, di noi”.
Raffaele Sollecito, in una foto del 2016.
L’amicizia tra Raffaele Sollecito e i pedofili in carcere
Sul suo periodo in carcere, Raffaele Sollecito ha poi aggiunto: “Col tempo, piano piano, ho cercato di farmi bastare la famiglia e alcuni detenuti”.
A quest’ultimo proposito ha spiegato: “«In carcere ci sono i clan, farne parte significa essere costretti a difendere il capo, esporsi a rischi. Io non volevo guai, così ho fatto amicizia coi veri esclusi, quelli che nessuno considera e che non entrano in conflitto con nessuno. I pedofili“.
Ancora Sollecito: “Ho giocato a biliardo, ascoltato le loro storie. Ho passato molto tempo con uno psichiatra accusato ingiustamente dalla moglie di aver molestato la figlia piccola”.
Sul carcere in generale ha poi detto: ” Ci sono detenuti che piangono, altri che si feriscono, mutilano. Ogni notte si levano grida di dolore. Alcuni non si rendono conto di quello che hanno fatto, qualcuno è innocente, altri sanno bene ciò che hanno commesso, tutti soffrono. La sofferenza in carcere rende uguali“.
L’assoluzione e la grande paura di Sollecito
Raffaele Sollecito ha parlato anche dell’assoluzione, ricordando: “Ho incontrato Amanda in ascensore, lei felice, come lo erano gli avvocati. L’unico depresso ero io“. Poi ha spiegato il motivo: “L’idea di affrontare il mondo fuori”. La sua paura più grande era: “Come faccio a far vedere che sono diverso da quello che hanno raccontato?”.
Sollecito ha spiegato che il mondo fuori “non è stato facile“. raccontando diversi episodi. Di uno ha detto: “Tempo fa ero a Corso Como con degli amici, vedo una ragazza carina, le dico ciao. Lei mi riconosce, e scoppia a piangere. I suoi amici mi circondano, io spiego di aver detto semplicemente ciao. Quando ci chiariamo, qualcuno mi dice che devo capire, non tutti pensano che io sia innocente, e possono avere paura”.