Amanda Knox condannata a 3 anni per calunnia a Patrick Lumumba dopo l'omicidio di Meredith Kercher
Amanda Knox è stata condannata a 3 anni per aver calunniato Patrick Lumumba nelle fasi iniziali delle indagini per l'omicidio di Meredith Kercher
Amanda Knox è stata condannata a 3 anni per aver calunniato Patrick Lumumba. Mercoledì 5 giugno è stata confermata anche in appello la sentenza per una pena che comunque l’americana ha già scontato. I giudici della Corte d’Assise d’Appello di Firenze lle hanno contestato di aver calunniato Lumumba nelle prime fasi delle indagini sull’omicidio di Meredith Kercher, coinvolgendolo nel delitto per il quale è stato poi prosciolto essendo risultato completamente estraneo.
- Perché Amanda Knox era in tribunale
- Le dichiarazioni spontanee in aula
- Amanda Knox condannata a tre anni: li ha già scontati
- Le lacrime dopo la sentenza
- L'accusa dell'avvocato di Lumumba
Perché Amanda Knox era in tribunale
Amanda Knox è tornata in Italia per partecipare all’udienza davanti alla Corte d’assise d’appello di Firenze in un processo nato nell’ambito del caso Meredith Kercher.
L’americana, assolta dall’accusa di omicidio, era imputata per calunnia nei confronti di Patrick Lumumba.
Amanda Knox al suo arrivo in tribunale, a Firenze
Giunta in tribunale con il marito Chris Robinson, non ha parlato coi giornalisti prima e dopo la sentenza, lasciando l’aula da un’uscita secondaria dopo la lettura.
Le dichiarazioni spontanee in aula
Amanda Knox, però, in aula ha parlato proprio per difendersi dalle accuse, rilasciando dichiarazioni spontanee:
“Non ho mai voluto calunniare Patrick (Lumumba – ndr). Lui era mio amico, si è preso cura di me e mi consolò per la perdita della mia amica (Meredith Kercher – ndr). Mi dispiace di non avercela fatta a resistere alle pressioni e che lui abbia sofferto. Chiedo umilmente di dichiararmi innocente“.
E ancora:
“Non potevo essere il testimone che volevano contro Patrick. Non sapevo chi fosse l’assassino (di Meredith Kercher – ndr). Ero esausta, confusa, costretta a sottomettermi. Mi sono appartata per ricostruire la mia sanità mentale”.
Poi, riferendosi al memoriale scritto in inglese e consegnato a una ispettrice prima di essere portata in carcere nei giorni dell’arresto, ha spiegato di avere detto agli investigatori di non poter ripetere davanti a una Corte quanto detto la notte (interrogatori già dichiarati inutilizzabili): “Ma loro erano troppo occupati ad arrestare un uomo innocente e a dire davanti alle telecamere che il caso era chiuso. Ho chiesto un foglio di carta e ho scritto quel documento. L’obiettivo era ritrattare. Non stavo mentendo, ma volevo capire se le immagini confuse che avevo in testa fossero vere”.
Tornando alla notte prima dell’arresto, Amanda Knox la ricorda così:
“La peggiore della mia vita. Pochi giorni prima avevamo scoperto in casa la mia amica vittima di un orrendo delitto. Ero sotto choc, esausta, senza casa e lontano dalla mia famiglia. Non ero mai stata così vulnerabile. Mi hanno dato della bugiarda e si sono rifiutati di credermi. Mi hanno detto che c’erano prove che mi collegavano al delitto. Ho cercato di ricordare quello che non riuscivo a ricordare”.
Amanda Knox condannata a tre anni: li ha già scontati
Confermata la condanna a tre anni ad Amanda Knox, ma l’americana non andrà in carcere perché li ha già scontati durante la carcerazione preventiva per l’omicidio di Meredith, insieme a Raffaele Sollecito.
Lumumba, invece, era stato in prigione per 14 giorni prima di essere completamente scagionato.
Le lacrime dopo la sentenza
Dopo la lettura della sentenza, Amanda Knox è scoppiata a piangere.
Secondo l’Ansa, agli avvocati Carlo Dalla Vedova e Luca Luparia Donati che le erano accanto avrebbe detto: “Non me lo aspettavo, sono molto delusa“.
Subito dopo è uscita dal tribunale col marito.
I legali di Knox hanno definito la condanna un “errore giudiziario”, preannunciando il ricorso in Cassazione una volta ricevute le motivazioni.
L’accusa dell’avvocato di Lumumba
Più duro il legale di Patrick Lumumba, Carlo Pacelli, che di Amanda Knox ha detto: “Non è una vittima, ma una calunniatrice“.
Il suo assistito non ha partecipato all’udienza per impegni di lavoro a Perugia.