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Quando Salvatore Cuffaro urlò da Maurizio Costanzo e Michele Santoro di fronte a Giovanni Falcone

Durante la staffetta televisiva fra Samarcanda di Michele Santoro e il Maurizio Costanzo Show avvenne un fatto destinato a finire negli annali

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Mauro Di Gregorio

GIORNALISTA

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Approdato a QuiFinanza e Virgilio Notizie dopo varie esperienze giornalistiche fra Palermo e Milano. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Nella sua lunghissima carriera Maurizio Costanzo ha toccato tutti i temi del dibattito pubblico italiano, da quelli più leggeri a quello più serio fra tutti: la mafia. Ciò gli valse diversi attacchi e anche un attentato, al quale sfuggì miracolosamente.

L’attentato di via Ruggero Fauro a Roma

La morte di Maurizio Costanzo ha suscitato un moto di commozione e affetto fra tutti quelli che lo hanno conosciuto e amato.

Il giornalista pagò il suo impegno anti-mafia subendo l’attentato del 14 maggio 1993 quando un’autobomba piazzata in via Ruggero Fauro a Roma esplose causando 24 feriti e, fortunatamente, nessuna vittima.

L’ordigno fu piazzato per ordine, fra gli altri, di Totò Riina, Bernardo Provenzano, Filippo e Giuseppe Graviano e Matteo Messina Denaro.

La colpa di Costanzo? Avere offerto più volte il suo palcoscenico e il suo microfono a importanti esponenti della lotta a Cosa nostra, primo fra tutti Giovanni Falcone.

La staffetta televisiva Samarcanda-Maurizio Costanzo Show

E proprio durante la storica staffetta televisiva imbastita fra Samarcanda di Michele Santoro su Rai 3 e fra il Maurizio Costanzo Show su Canale 5 avvenne un fatto destinato a entrare negli annali della televisione italiana: l’attacco contro il “giornalismo mafioso” messo in atto da un giovane e focoso militante politico siciliano.

Un giovane Salvatore Cuffaro in una foto d’archivio.

Sul palco di Costanzo, fra gli altri, anche Giovanni Falcone. Era il 26 settembre 1991 e Santoro si trovava al teatro Biondo di Palermo, in collegamento con Maurizio Costanzo al teatro Parioli a Roma.

La puntata-staffetta fu decisa dopo l’omicidio di Libero Grassi, coraggioso imprenditore palermitano assassinato per avere detto di no al pizzo.

A un certo punto un anonimo signore chiese la parola a Santoro per smontare le “buffonate” che erano state dette dal palco.

“C’è in atto una volgare aggressione alla classe dirigente migliore che abbia la Democrazia cristiana in Sicilia“, esordì il giovane.

“L’avete costruita sapientemente perché avete bisogno di delegittimare le persone migliori che abbiamo, perché questa Sicilia vada sempre più in fondo!”

“Avete costruito e avete infangato la memoria di Libero Grassi perché quello di stasera – il giornalismo mafioso che avete fatto stasera –  fa più male alla Sicilia di dieci anni di delitti. E non ve ne rendete conto!”

Il giovane esprimeva la sua rabbia al microfono di Santoro, fra le urla e gli applausi del pubblico.

E ancora: “Dovrete rispondere del danno che avete fatto alla Sicilia e delle cose infamanti che avete fatto alle persone migliori”.

Santoro chiese al giovane di tralasciare i discorsi generici per entrare nel merito della questione: “Mi dica quali sono state le accuse infamanti che abbiamo fatto questa sera”.

Seguirono puntualizzazioni su processi in corso, sull’operato di un giudice definito “corrotto” e su un pentito definito “volgare” e “manovrato”. Il destinatario dell’invettiva non era Falcone presente in teatro Parioli, ma un altro giudice di nome Taurisano.

Quel giovane era Salvatore Cuffaro, futuro presidente della Regione Siciliana.

Salvatore Cuffaro condannato

Il resto è storia: Falcone morto nella strage di Capaci del 1992, Costanzo scampato a un attentato nel 1993 e Cuffaro prima per molti anni fuoriclasse della politica siciliana e poi processato per favoreggiamento aggravato e violazione del segreto istruttorio. Cuffaro ha infine scontato in carcere 4 anni e 11 mesi.

Ma non per mafia: “Non sono mai stato ritenuto colluso con la mafia dalla sentenza che ho subito”, dichiarò a suo tempo all’agenzia ‘Ansa’ il diretto interessato.

“I processi celebrati sono stati due. In tutti e tre gradi di giudizio relativi al processo per l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa è stato escluso che sia stato legato da un rapporto collusivo con la mafia perché i giudici hanno ritenuto inesistente il patto di natura politico-mafiosa o di scambio elettorale con l’organizzazione mafiosa di cui ero stato infondatamente accusato”, ha spiegato Cuffaro.

Fonte foto: ANSA
Morto Maurizio Costanzo: dall'attentato mafioso in via Fauro all'amore per Maria De Filippi e la sua Roma

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