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CRONACA NERA

Professore ucciso a Tarquinia, tutta la storia e le ultime notizie sulla pista passionale: chi è il sospettato

Del delitto si parlerà anche a Quarto Grado nella puntata trasmessa il 10 dicembre 2021. La rubrica di attualità andrà in onda alle 21:25 su Rete 4

Di: VirgilioNotizie | Pubblicato:

Ha fatto scalpore l’assassino di Dario Angeletti, biologo marino professore all’Università della Tuscia. Dopo un susseguirsi di ipotesi, è stato emesso un fermo per omicidio volontario nei confronti di un altro uomo, docente anche lui.

Ecco tutti i dettagli di un delitto che sembrerebbe essere maturato all’interno del mondo accademico, di cui si parlerà anche a Quarto Grado nella giornata di oggi 10 dicembre 2021.

La rubrica di attualità andrà in onda alle 21:25 su Rete 4.

Chi era Dario Angeletti, il biologo marino professore all’Università della Tuscia con la passione della moto

Dario Angeletti, 50 anni, era un biologo marino e docente all’università della Tuscia. In particolare era impegnato a proteggere coste e fondali: non soltanto aveva tentato di studiare l’erosione della costa, tra Montalto e Tarquinia, ma anche di ripopolare la fauna marina con una particolare attenzione ai cetacei del Mediterraneo occidentale.

Nonostante il suo ufficio fosse presso il Centro sperimentale marino ittiogenico (CISMAR) del Dipartimento di Scienze ecologiche e biologiche dell’Università della Tuscia, lo si poteva trovare spesso presso la riserva naturale delle Saline di Tarquinia. Proprio nella cittadina della provincia di Viterbo il professore aveva il suo domicilio.

A Civitavecchia insegnava. All’università teneva un corso di Ecologia Applicata e Tutela dell’ambiente marino. L’ultimo giorno prima di morire, il 3 dicembre, aveva partecipato a un convegno, riguardante le “Forze evolutive in ambiente iperalino”.

“Il professor Angeletti collaborava con noi da tempo in una serie di progetti ambientali. Una persona perbene, grande professionista”, così lo ha descritto il sindaco di Tarquinia, Alessandro Giulivi. Sul Corriere della Sera si legge che chi lo conosceva bene lo ha descritto come un docente “molto appassionato del suo lavoro, amante delle moto e delle gite in barca a vela, disponibile con tutti, tanto più con i suoi studenti, e lontano da qualsiasi bega professionale”.

Angeletti ha lasciato due figli, un fratello e una sorella, e una moglie, una veterinaria tedesca.

I fatti: il ritrovamento del corpo nella Volvo da parte di un passante. Le telecamere, i testimoni, le tracce

Nel pomeriggio del 7 dicembre, poco dopo le 15, il cadavere di Dario Angeletti è stato rinvenuto da un passante. Angeletti era a bordo della sua auto, ancora con la cintura di sicurezza inserita, il veicolo abbandonato in uno spiazzo erboso nei pressi delle Saline, in un parcheggio per camper, alla periferia di Tarquinia. La causa della morte è stata un colpo alla testa sparato con una pistola alla tempia destra, come si evince dal ritrovamento di un bossolo nello spiazzo dove si trova la Volvo.

Gli indizi sui quali si concentra il lavoro degli investigatori, almeno nelle fasi iniziali, sono alcuni segni di frenata trovati vicino all’auto di Angeletti, una Volvo. L’ipotesi in questo caso è che il docente sia stato inseguito. Alle Saline inoltre ci sono alcune telecamere, delle quali le forze dell’ordine al lavoro sul caso hanno acquisito alcune immagini.

Diversi infine i testimoni che hanno affermato di aver sentito sparare dopo che un’auto avrebbe affiancato quella del 50enne.

Le ipotesi: l’esecuzione, la trappola, la rapina. Gli investigatori setacciano la vita privata del 50enne

Tra le prime ipotesi anche quella di un’esecuzione di tipo malavitoso, che magari ha preso la forma di una vera e propria trappola a opera di chi si sarebbe poi introdotto nell’automobile e, dopo una colluttazione, avrebbe colpito a morte il 50enne. Angeletti conosceva il suo esecutore? Per rispondere gli investigatori hanno passato al setaccio la cerchia di amici, parenti e conoscenti. Almeno un uomo si sarebbe allontanato dal luogo del delitto, secondo i testimoni.

Subito invece viene esclusa la pista della rapina. Al contrario, si guarda con molta attenzione alla sfera privata dell’uomo. La polizia ha effettuato alcune perquisizioni, poi ha messo le mani sui tablet e sul telefono cellulare di Angeletti. Arriva la svolta.

La pista passionale: l’ex studentessa poi ricercatrice e la storia con un ex docente di Milano

Fuori dal reparto di Osservazione breve dell’ospedale Belcolle di Viterbo ci sono due uomini dei carabinieri. Sorvegliano il principale sospettato dell’omicidio di Dario Angeletti. Si tratta di Claudio Cesaris, 68 anni, nei confronti del quale, nella giornata del 9 dicembre, viene disposto il fermo per omicidio volontario da parte dei carabinieri della compagnia di Tuscania.

Sarebbe quindi stato il funzionario tecnico dell’Università di Pavia in un laboratorio di eco-etologia dei vertebrati del Dipartimento di Scienza della Terra e dell’Ambiente, ora in pensione, ad aver sparato Angeletti alla tempia destra nel parcheggio per camper alla periferia di Tarquinia.

Quale il movente?

Quest’ultimo sarebbe invece passionale, probabilmente legato a un’ex studentessa dell’università, successivamente divenuta ricercatrice, che avrebbe intrapreso prima una relazione sentimentale con il 68enne, e si sarebbe poi avvicinata ad Angeletti.

Secondo quanto ricostruito finora, Cesaris non avrebbe avuto alcuna certezza di una relazione tra Angeletti e la studentessa, con la quale tra l’altro Cesaris non aveva più alcuna relazione sentimentale, ma il sospetto sarebbe bastato a chiedere ad Angeletti di incontrarsi e arrivare all’appuntamento armato di una pistola carica.

La presenza di Cesaris sul luogo del delitto sarebbe stata confermata dalle telecamere e da quanto raccolto dagli investigatori nel corso di accertamenti e perquisizioni, sia a casa, sia presso l’ufficio della vittima. In particolare, la presenza di Cesaris sul luogo dell’omicidio sarebbe stata confermata dalle celle e dai tabulati telefonici.

Al momento della perquisizione da parte dei carabinieri, presso l’abitazione a San Martino al Cimino, in provincia di Viterbo, il 68enne sarebbe stato colto da un malore, tuttavia non grave. I carabinieri lo hanno accompagnato in ospedale, il destinatario del fermo non avrebbe ammesso alcuna responsabilità.

Originario del milanese (Dresano), Cesaris si era recentemente trasferito in provincia di Viterbo, dove non lo conosceva personalmente quasi nessuno. La scelta potrebbe essere dipesa proprio dall’idea di seguire la ricercatrice: una volta andati in fumo i progetti di una vita insieme all’ex studentessa, il pensionato si sarebbe messo sulle tracce di un responsabile di quanto accaduto.

Questa persona sarebbe stata identificata proprio nel docente dell’Università della Tuscia, colpito con una pistola di medio calibro in possesso del presunto killer, detentore anche di un porto d’armi.

Fonte foto: ANSA

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