Poliziotti uccisi, spari su altri 8 agenti. Il gip: "Era lucido"
Rischiata la strage, Meran ha provato a colpire altri 8 agenti. Per il gip non ci sono riscontri sulla sua malattia psichica
Il decreto di fermo di Alejandro Augusto Stephan Meran, autore della sparatoria a Trieste in cui sono stati uccisi i due agenti Pierluigi Rotta e Matteo Demenego, parla di un uomo che ha mostrato “lucidità” portando avanti “l’azione aggressiva”. Nel documento, come riporta l’Ansa, si evidenzia che il killer ha “tentato l’omicidio di almeno altri otto agenti, di cui tre addetti alla vigilanza, quattro in forza alla squadra mobile nonché uno intervenuto in ausilio dopo aver udito gli spari”. Se i colpi di Meran fossero andati tutti a segno, quindi, i poliziotti morti sarebbero dieci.
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Almeno 17 colpi sparati
Alejandro, secondo le ricostruzioni, avrebbe scaricato contro i due poliziotti l’intero caricatore della pistola d’ordinanza di Pierluigi Rotta, ovvero 12 colpi, più altri 5 colpi con l’arma sottratta a Matteo Demenego quando era ormai a terra esanime. In tutto, quindi, sarebbero almeno 17 i colpi sparati.
Secondo l’ipotesi più probabile, la pistola del primo poliziotto ucciso avrebbe già avuto il colpo in canna e nessuna sicura quando è finita nelle mani dell’omicida. Questa circostanza avrebbe facilitato l’aggressione dell’uomo che a quel punto non avrebbe fatto altro che premere il grilletto, senza “scarrellare” l’arma e togliere la sicura.
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Le dichiarazioni del Questore di Trieste
“Fasi estremamente concitate al tempo stesso drammatiche”. Così il Questore di Trieste, Giuseppe Petronzi, ha definito i filmati delle telecamere che hanno ripreso la scena della sparatoria all’interno della questura. Le immagini delle telecamere dell’atrio e quelle all’esterno del palazzo sono state sequestrate dall’autorità giudiziaria.
Il Questore, secondo quanto riportato dall’Ansa, ha sottolineato che dal video si evince anche “la capacità di risposta dell’apparato che è riuscito a rendere inerte e a fermare la persona immediatamente, scongiurando la possibilità che potesse fare danni peggiori”. Petronzi ha parlanto anche del possibile rischio di una strage: Meran “aveva delle armi in pugno ed era all’interno della Questura, fortunatamente e tragicamente c’eravamo solo noi poliziotti, quindi fortunatamente non erano esposte altre persone. La potenzialità era tale che il bilancio avrebbe potuto essere più tragico”.
I dubbi sullo stato mentale di Meran
A giudicare da quanto scritto nel documento di fermo, il procuratore capo Carlo Mastelloni e il pubblico ministero Federica Riolino non sarebbero convinti dello stato di alterazione mentale di cui parlano i familiari dell’omicida. Attualmente ricoverato e piantonato all’ospedale di Cattinara, Alejandro Meran si è rifiutato di rispondere alle domande dei magistrati.
Nell’ordinanza che dispone il carcere per l’uomo, il gip rileva l’assenza di riscontri oggettivi su una possibile malattia psichica. Per gli inquirentigli unici elementi relativi al presunto disagio psichico provengono dalle testimonianze dei familiari e sono dunque di parte. Delle verifiche verranno fatte eventualmente in un momento successivo.
A orientare le indagini “verso una semplice scarsa lucidità” ci sono “solo i farmaci rinvenuti durante la perquisizione domiciliare, ma non risulta in atti traccia alcuna di visite specialistiche fatte in Italia, né risulta documentato l’episodio citato dal fratello di mancanza di autocontrollo in terra tedesca di cui l’uomo si sarebbe reso protagonista”.