Polemiche per Marco Vizzardelli identificato dalla Digos alla Scala: insorgono PD e Sinistra Italiana
La vicenda del giornalista identificato dalla Digos alla prima della Scala per aver gridato "Viva l'Italia antifascista" scatena le polemiche del PD
Continua a tenere banco la vicenda di Marco Vizzardelli, il giornalista che dopo l’inno di Mameli alla prima della Scala di ieri sera, giovedì 7 dicembre 2023, ha prima gridato “Viva l’Italia antifascista” ed è stato poi identificato dalla Digos. Polemiche da parte del Partito Democratico e di Sinistra Italiana.
- L'opposizione italiana contro Salvini: "Identificateci tutti"
- Il racconto del giornalista che ha gridato "Viva l'Italia antifascista"
- Perché il 65enne è stato identificato alla prima della Scala
L’opposizione italiana contro Salvini: “Identificateci tutti”
L’accaduto è stato duramente contestato da esponenti dell’opposizione italiana. Nello specifico, il profilo X del Partito Democratico ha espresso solidarietà al 65enne giornalista protagonista della vicenda sfruttando l’hashtag virale #VivalItaliaAntifascista.
“Continueremo a gridarlo, ovunque. Anche se non piace a Salvini – si legge nel post, al quale hanno aderito esponenti come Debora Serracchiani, Arturo Scotto e Marco Furfaro – E adesso identificateci tutte e tutti“. Il riferimento a Salvini non è casuale: il Ministro aveva criticato Marco Vizzardelli dicendo che “alla Scala non si urla”.
Dura anche la posizione del segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni: “Mi auguro che il motivo che ha portato agenti della Digos ad identificare chi ha gridato ‘Viva l’Italia Antifascista’ alla Scala ieri sera, sia perché il questore e il prefetto di Milano intendono ringraziare quel cittadino per aver reso omaggio alla Costituzione” ha tweetato il parlamentare.
Il racconto del giornalista che ha gridato “Viva l’Italia antifascista”
Cosa è accaduto lo ha raccontato il diretto interessato, giornalista esperto di equitazione, loggionista da decenni e appassionato di lirica. Marco Vizzardelli, dopo aver gridato quella frase al termine dell’inno nazionale, è stato raggiunto da agenti della Digos ed è stato identificato nel foyer.
“A metà del primo atto si è avvicinato un individuo e ho capito che si trattava di un agente in borghese. Mi sono un po’ spaventato e mi ha fatto un gesto di stare tranquillo” ha dichiarato. Lo stesso gli ha detto che voleva identificarlo, al che è stato ribattuto che “non avevo fatto nulla di male e che non aveva nessun senso in un Paese democratico“.
Vizzardelli l’ha buttata sul ridere “spiegando che avrebbero dovuto legarmi e arrestarmi se avessi detto ‘viva l’Italia fascista’. Si sono messi a ridere anche loro, ma mi hanno detto che dovevano fare così. E quindi mi hanno fotografato la carta d’identità“. Da qui le polemiche.
Perché il 65enne è stato identificato alla prima della Scala
L’ufficio stampa della Polizia di Stato intanto ha preso subito le distante dalle critiche, rilasciando un comunicato stampa nel quale si afferma che l’identificazione è stata effettuata come ordinaria modalità di controllo preventivo per “garantire la sicurezza della rappresentazione”.
“L’iniziativa non è stata assolutamente determinata dal contenuto della frase pronunciata – si legge nella nota – ma dalle particolari circostanze, considerate le manifestazioni di dissenso poste in essere nel pomeriggio in città e la diretta televisiva dell’evento che avrebbe potuto essere di stimolo per iniziative finalizzate a turbarne il regolare svolgimento”.
“La conoscenza dell’identità delle persone – riporta ancora il comunicato – ha consentito, infatti, di poter ritenere con certezza l’assenza di alcun rischio per l’evento”.