Identificato dalla Digos Marco Vizzardelli: alla prima della Scala ha urlato “Viva l’Italia antifascista!”
Il giornalista Marco Vizzardelli è l’uomo che alla prima della Scala ha gridato “Viva l’Italia antifascista!”, venendo poi identificato dalla Digos
È stato identificato dalla Digos Marco Vizzardelli, il loggionista della Scala che durante la prima, poco dopo l’esecuzione dell’inno di Mameli, ha urlato: “Viva l’Italia antifascista”. Come raccontato dallo stesso giornalista però, dopo la sua esclamazione è stato fermato nel foyer da alcuni funzionari della Digos della questura.
- Il grido alla prima della Scala
- L’identificazione da parte della Digos
- Gli agenti nel foyer
- Il chiarimento della Polizia di Stato
Il grido alla prima della Scala
Nella serata di ieri – giovedì 7 dicembre – si è tenuta la prima della Scala di Milano, con la stagione inaugurata dell’opera “Don Carlo” di Giuseppe Verdi.
Sul palco reale, in assenza del presidente della Repubblica, erano presenti il presidente del Senato Ignazio La Russa, il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, altri ministri e nella poltrona centrale, quella di maggior prestigio, la senatrice Liliana Segre.
La senatrice Liliana Segre nella poltrona centrale del palco reale sul quale, tra gli altri, erano presenti il presidente del Senato, Ignazio La Russa, e il sindaco di Milano, Beppe Sala
Prima dell’inizio dell’opera è stato suonato l’inno di Mameli, al cui termine uno spettatore dal pubblico ha gridato “viva l’Italia”. Di tutta risposta, sempre dal pubblico, un secondo spettatore ha voluto chiarire il concetto: “Viva l’Italia antifascista!”.
L’identificazione da parte della Digos
L’uomo che ha gridato è Marco Vizzardelli, giornalista esperto di equitazione, loggionista da decenni e appassionato di lirica, che ha raccontato di come, in seguito alla sua esclamazione, la Digos si è adoperata per raggiungerlo e identificarlo.
Il giornalista ha spiegato, come riportato da Repubblica, che “a metà del primo atto si è avvicinato un individuo e ho capito che si trattava di un agente in borghese. Mi sono un po’ spaventato e mi ha fatto un gesto di stare tranquillo”.
La cosa sembrava finita lì ma, “alla fine dell’atto mi ha mostrato il tesserino e mi ha detto che voleva identificarmi, ma gli ho risposto che non avevo fatto nulla di male e che non aveva nessun senso in un Paese democratico”.
Gli agenti nel foyer
Giunto all’intervallo, Vizzardelli si è quindi recato “nel foyer e lì mi hanno fermato in quattro: mi hanno detto che erano della Digos e che dovevano identificarmi. Ho ribadito che non aveva senso e poi l’ho buttata sul ridere, spiegando che avrebbero dovuto legarmi e arrestarmi se avessi detto ‘viva l’Italia fascista’. Si sono messi a ridere anche loro, ma mi hanno detto che dovevano fare così. E quindi mi hanno fotografato la carta d’identità”.
Un atteggiamento che ha scatenato numerose reazioni sui social, con gli utenti che, usando l’hashtag #identificarsi, hanno condiviso la frase gridata dall’uomo con il proprio nome, cognome e data di nascita. Tra loro anche diversi politici, come Alessandro Zan e Chiara Gribaudo.
Differenti invece le reazioni di chi era presente alla Scala. Qualche spettatore, accompagnato da un timido applauso, ha provato a rispondere con un “Bravo!”, mentre per il ministro Matteo Salvini “alla Scala non si urla”. Il presidente La Russa ha invece assicurato di non aver sentito nulla, mentre la senatrice Segre ha preferito dare peso ad altri aspetti: “Per me è stata una serata bellissima, mi è mancato Mattarella ma per il resto tutto perfetto”.
Il chiarimento della Polizia di Stato
Intanto, con un comunicato, l’ufficio stampa della Polizia di Stato ha fatto sapere che l’identificazione dè stata effettuata quale ordinaria modalità di controllo preventivo per garantire la sicurezza della rappresentazione”.
“L’iniziativa non è stata assolutamente determinata dal contenuto della frase pronunciata – continua la nota – ma dalle particolari circostanze, considerate le manifestazioni di dissenso poste in essere nel pomeriggio in città e la diretta televisiva dell’evento che avrebbe potuto essere di stimolo per iniziative finalizzate a turbarne il regolare svolgimento”.
“La conoscenza dell’identità delle persone – conclude poi il comunicato – ha consentito, infatti, di poter ritenere con certezza l’assenza di alcun rischio per l’evento”.