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Peste suina mette a rischio il prosciutto di Parma, l'allarme di Coldiretti: preoccupazione in 8 Regioni

Crescono le preoccupazioni di Coldiretti e dei produttori del prosciutto crudo di Parma per la sempre maggiore diffusione in Italia della peste suina

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Claudio Carollo

GIORNALISTA

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di cronaca e attualità economico-politica, interessandosi nel tempo di tematiche sociali e sport. Ha collaborato con diverse testate nazionali, con esperienze anche in radio.

La Coldiretti lancia l’allarme per la sempre maggiore la circolazione in Italia della peste suina, che rischia di compromettere il prosciutto crudo di Parma. La zona di produzione di una delle eccellenze Dop italiane nel mondo è stata raggiunta dall’allargamento della zona rossa di contaminazione del virus diffuso tra cinghiali e maiali, ormai presente in otto regioni, per una superficie grande quanto la Lombardia.

L’allarme Coldiretti

“La diffusione della peste suina africana ha ormai raggiunto livelli allarmanti mettendo a rischio non solo la salute animale, ma l’intera filiera suinicola del nostro Paese, un settore cruciale per l’economia nazionale e per la tutela delle nostre produzioni di qualità”, recita così l’appello del presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, al ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida e il responsabile della Salute Orazio Schillaci.

“È indispensabile – si legge nella lettera del numero 1 dell’associazione di categoria – garantire la certezza degli indennizzi per i danni subiti, magari attraverso fondi emergenziali, coprendo non solo le perdite dovute agli abbattimenti, ma anche i mancati guadagni legati al fermo aziendale forzato”.

La peste suina in Italia

Come ricorda Repubblica, il quadro sulla diffusione della peste suina in Italia riportata del ritrovamento di 2.400 carcasse di cinghiali morti per il virus, con oltre 60mila maiali abbattuti e 45 allevamenti cancellati, per un settore del valore di 13 miliardi e circa ventiseimila aziende messo a forte rischio dall’epidemia.

Il terzo commissario straordinario nominato in trenta mesi, il dottore Giovanni Filippini, sostiene che definire l’emergenza “drammatica è esagerato”, ma Confagricoltura ritiene di contro che “la situazione non è più sostenibile”.

Prosciutto crudo di Parma a rischio

Il recente incarico di Filippini, che ha eradicato il virus in Sardegna, dove la Commissione europea ha appena tolto le restrizioni presenti dal 1978, è visto con fiducia dal Consorzio Prosciutto di Parma, che non ha però evitato di esprimere le proprie preoccupazioni al governo.

“I recenti sviluppi dell’emergenza legata alla peste suina africana nel nostro Paese non possono che creare uno stato di profondo allarme nel nostro comparto produttivo – hanno scritto i produttori in un comunicato – Ciò che fino a qualche mese fa era stato evitato, ovvero il passaggio del virus al suino domestico e il suo ingresso all’interno degli allevamenti, è purtroppo divenuto ora una realtà con cui è necessario fare i conti”.

Il consorzio ha lanciato l’allerta spiegando che la peste suina africana (Psa), “sta generando considerevoli conseguenze sulla disponibilità della materia prima, principalmente a causa degli abbattimenti che si rendono necessari per neutralizzare il virus all’interno degli allevamenti” e “la scarsa reperibilità di cosce fresche per la Dop sta generando forti limitazioni produttive e, al contempo, aumenti di prezzo della materia prima, che si inseriscono in un contesto di costi già fuori controllo e completamente insostenibili per le nostre aziende”.

Fonte foto: ANSA

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