Permessi revocati a Salvatore Parolisi dopo l'intervista a Chi l'ha visto sull'omicidio di Melania Rea
Il Tribunale di sorveglianza ha revocato i permessi premio concessi a Salvatore Parolisi dopo le dichiarazioni rilasciate nel corso di un'intervista
Dopo l’intervista rilasciata a ‘Chi l’ha visto?’, Salvatore Parolisi ha perso i permessi che gli erano stati concessi. Parolisi, in carcere per l’omicidio della moglie Melania Rea, ha parlato di una “condanna ingiusta” riferendosi ai 20 anni da scontare nel carcere di Bollate (12 dei quali già scontati). Per questo, il Tribunale di sorveglianza ha deciso di revocare i permessi di cui Parolisi avrebbe potuto godere per uscire dal carcere.
- Il motivo della decisione del Tribunale di sorveglianza
- Le parole di Salvatore Parolisi
- Parolisi non ha fatto un "lavoro introspettivo" sulla condanna
- La reazione della famiglia di Melania Rea
Il motivo della decisione del Tribunale di sorveglianza
La decisione del Tribunale di sorveglianza è arrivata dopo le dichiarazioni rilasciate dall’ex caporal maggiore dell’esercito a proposito della moglie, per il cui omicidio è stato condannato in via definitiva, e di una “condanna ingiusta”.
Salvatore Parolisi aveva ottenuto, infatti, una serie di permessi premio di cui avrebbe potuto usufruire fino a ottobre, ma le parole pronunciate nell’intervista a ‘Chi l’ha visto?‘ hanno indotto il Tribunale a revocargli i 15 permessi rimanenti.
Il motivo è che le dichiarazioni dimostrerebbero che Parolisi non avrebbe compreso il significato della condanna. In questo modo, l’uomo svaluterebbe il percorso di reinserimento a cui tende la condanna processuale per l’omicidio della moglie Melania.
Le parole di Salvatore Parolisi
L’uomo è stato intervistato da ‘Chi l’ha visto?‘ proprio in occasione di una sua uscita dal carcere di Bollate grazie a uno dei permessi premio concessi.
Nella puntata del programma televisivo di Rai 3, l’uomo ha detto di essere stato condannato a 20 anni di carcere e non all’ergastolo perché non c’erano prove. “Da uomo, da militare e da padre se tu mi trovi colpevole se dici che ho fatto una cosa del genere mi dai l’ergastolo e butti la chiave”, le parole pronunciate ai microfoni della trasmissione.
Nel corso dell’intervista, inoltre, Parolisi ha continuato a professarsi innocente e ha descritto l’evoluzione del rapporto con la moglie Melania Rea senza tralasciare l’ammissione di alcune storie avute durante il matrimonio.
A tal proposito, l’ex caporal maggiore dell’esercito ha detto di essere stato “un verme”. Ma “amavo Melania“, ha aggiunto.
Parolisi non ha fatto un “lavoro introspettivo” sulla condanna
Le dichiarazioni di Salvatore Parolisi hanno suscitato indignazione nella famiglia di Melania Rea, uccisa nel 2011 con 35 coltellate.
I familiari, infatti, hanno detto che “un assassino capace di uccidere in quel modo la moglie non può essere equiparato a un delinquente comune”.
Insomma, secondo il giudice del Tribunale di sorveglianza, presieduto da Giovanna Di Rosa, il contenuto dell’intervista rilasciata a ‘Chi l’ha visto?’ dimostrerebbe che Parolisi non ha ancora fatto il lavoro introspettivo necessario a riabilitarsi.
Da qui, la revoca dei permessi che gli erano stati concessi ad aprile proprio per “stimolare una approfondita riflessione” del condannato.
La reazione della famiglia di Melania Rea
L’avvocato Mauro Gionni, legale della famiglia, ha commentato con una nota la decisione del magistrato di sorveglianza di revocare i permessi premio concessi a Parolisi: “Salvatore Parolisi ha mostrato nell’intervista rilasciata a Chi l’ha visto? assenza di rispetto per la vittima (moglie e madre di sua figlia), per i suoi familiari e per le donne in genere (amante compresa). Ci chiediamo, a questo punto, e lo chiederemo al magistrato, come si possano ancora in futuro concedergli sconti di pena, come la cosiddetta liberazione anticipata, cioè ogni 45 giorni per buona condotta e partecipazione all’opera di rieducazione”.
“Innanzitutto perché ha dimostrato, dice il magistrato, di non aver compreso il significato della condanna. Avevamo detto, infatti – prosegue Gionni – che era priva di logica l’affermazione di Parolisi, secondo il quale se uno è colpevole prende l’ergastolo, se è innocente, come solo lui pensa di essere, prende 20 anni. Lui è colpevole, come la sentenza passata in giudica ha accertato. Non è sul numero di anni che si gioca la sua colpevolezza, accertata al di la di ogni ragionevole dubbio“.
“Il magistrato gli ha revocato i permessi perché l’intervista (non autorizzata) dimostra comunque che non ha compreso il valore e il significato dei permessi premio – conclude Gionni -, con l’assenza di consapevolezza del rispetto per le vittime di reato e per le donne, per il quali è necessario che in carcere il lavoro introspettivo e si confronti con i temi dolorosi che hanno accompagnato la vicenda per restituire piena dignità alle vittime e alla loro storia, in un’ottica riparativa per lenire il dolore generato”.